“Trapani Urbs Invictissima”: alla scoperta di Via Mercè

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
21 Giugno 2020 11:43
“Trapani Urbs Invictissima”: alla scoperta di Via Mercè

Sesta puntata della rubrica storica che approfondirà le origini dei quartieri trapanesi: un ritorno al passato per conoscere meglio la storia della città dei due mari e delle strade che quasi ogni giorno percorriamo. Riguardo l’appartenenza di Via Mercè ad un quartiere specifico vi è un po’ di confusione. Secondo alcuni studiosi appartiene al quartiere Casalicchio, mentre, secondo altri, appartiene al quartiere di mezzo. Nel XVI secolo, la via era dedicata a Santa Maria della Mercede ed era caratterizzata, come tutte le  varie zone del centro storico, dai tipici cortili arabi.

La denominazione della via ricorda, quindi, i padri Mercedari che giunsero a Trapani nella seconda metà del 1500 e che fecero di una chiesa situata tra Via Mercè e Via XXX Gennaio la loro sede definitiva. Fino a poco tempo fa all’inizio della via vi era una segnaletica per la pastorizia, ma ad oggi ne rimane solamente il ricordo. Come rimane il ricordo del Palazzo Girolamo Staiti (Baroni della Chiusa), risalente al 1600.

Il palazzo, da anni completamente abbandonato, presenta tanti elementi in stile plateresco – uno stile architettonico spagnolo molto ornato– . Ammirando ogni singolo elemento del Palazzo, sembra quasi impensabile come un edificio con un’architettura rara, quasi unica, sia trascurato da così tanti anni e totalmente dimenticato. Questo, però, rispecchia non soltanto il Palazzo Staiti ma, in generale, la Via Mercè che, un tempo, era il cuore pulsante di Trapani e non vi mancava nulla: dai venditori di giocattoli o di bottoni e spagnolette e alle macellerie equine e le storiche “putie”.

Terminando Via Mercè, si arriva in Piazza San Francesco di Paola, dedicata al compatrono della città di Trapani. Nella piazza è situata anche una chiesa dedicata al santo, costruita nella prima metà del XVII secolo per volontà di alcuni devoti e affidata ai Paolini fino al 1866, anno in cui la congregazione lasciò la città dopo le leggi eversive.

La struttura della Chiesa è molto semplice e gli unici elementi decorativi esterni sono il rosone in pietra filtra e il portale incorniciato da lesene con timpano triangolare. Sul prospetto, inoltre, è visibile una parasta che sostiene una parte di trabeazione. La chiesa, ad una sola navata rivestita di marmo, custodisce la statua in legno di San Francesco di Paola creata da Giacomo Tartaglio. Nella piazza è situato anche il Palazzo del Comm. Antonio De Filippi, anticamente Palazzo Todaro (Baroni della Galia), oggi sede dell’Ente Luglio Musicale Trapanese.

Il Palazzo, che fu costruito nel XVII secolo dal Barone Benedetto Todaro, e ampliato nel 1749, presenta un cortile con giardino pensile e caratteristiche  sono anche le balaustre e i balconi. Oltre alla Chiesa e al Palazzo Todaro, due tra gli edifici più importanti della città, poche cose rimangono di quella storica Via Mercè. Rimane vivo, però, il ricordo dei tanti trapanesi. Proprio come il poeta Nino Barone che, in una delle sue tante poesie su Trapani, ha descritto quella Via Mercè tanto amata e mai dimenticata dai cittadini che, spesso, si ritrovano di nuovo ad attraversarla con sensazione di tristezza e sofferenza.

«Mi 'nfilu a l'Itria* e arrivu 'n via Mercè dunni svapura lu prufumu anticu, dunni la vita pari chi nun c'è, pari urvicata sutta ad ogni vicu. Cca lu silenziu 'mpera e jò mi sentu lanciatu versu 'n tempu chi 'un c'è chiù, quasi arrubatu, misu a tu pi tu cu n'àutra storia. Puru 'n àutru ventu va ciuscialiannu dintra sti vaneddi dunni li mura pàrinu cuntari pezzi di vita, tanti fattareddi spirduti nta lu tempu e jò macàri ni sentu l'ecu di sti canzuneddi chi m'accumpagna nta lu caminari»

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