Gibellina, Trovato cane senza vita. Sospetto esche avvelenate

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
15 Maggio 2020 16:18
Gibellina, Trovato cane senza vita. Sospetto esche avvelenate

Gibellina. Nella notte, nella pedonale Via Ugo D’amico, un cane è stato trovato senza vita. Le circostanze in cui il corpo dell’animale è stato ritrovato porterebbe a pensare che si tratti di avvelenamento. Non è la prima volta che un cane viene ucciso in tal maniera, non solo a Gibellina, ma anche e ripetutamente, nei Comuni vicini e, in generale, nelle città siciliane. Solo una settimana fa, a Priolo, un cane è stato incatenato e trascinato per chilometri dietro un suv fino alla morte.

A pasquetta, un uomo di Barrafranca, disturbato dall'abbaiare del cane del vicino ha afferrato la sua pistola e ha ucciso l'animale sparandogli in testa. Atti che si replicano, che vengono compiuti con freddezza e consapevolezza, lasciando le comunità sgomente, ma allo stesso tempo “mute”. Spesso, infatti, nessuno si accorge di nulla perché la paura di denunciare fa da padrona. Quello di mettere delle esche avvelenate per eliminare i cani randagi, come chiarito più volte anche dal Ministero, rappresenta un grave problema di sanità e incolumità pubblica in quanto, oltre ad essere un rischio per gli animali domestici, costituisce un serio pericolo per l'ambiente e soprattutto per gli esseri umani, in particolare per i bambini.

Oggi non sappiamo se il cane ucciso questa notte sia un randagio o di proprietà di qualcuno. Ciò che emerge è la difficoltà di comunicare, segnalando opportunamente (e non sui social o in piazza) le difficoltà cittadine agli organi competenti, o di chi non riesce, forse, ad interloquire con il proprio vicino di casa per esprimere le proprie rimostranze. Non bisogna neppure dimenticare le cause della diffusione del fenomeno del randagismo che, in questa regione, è stato creato dagli stessi siciliani che non sterilizzano i cani, abbandonano cucciolate e non “chippano” i propri cani in barba alle regole, al rispetto dei propri concittadini (talvolta aggrediti dal branco) e degli stessi animali considerati, da sempre, pari ad oggetti.

In questo clima d'odio, nel quale non solo mancano i controlli a domicilio, ma anche un quadro giuridico adeguato a proteggere gli animali, l’arma risolutiva del problema per alcuni cittadini, diventa la violenza dimenticando che non sono i cani, che comportandosi da cani, devono imparare la lezione. Bisogna solo accrescere il senso civico e non girarsi dall’altra parte. Valentina Mirto

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