“Cecè” e “La morsa”, in scena due atti unici di Pirandello al teatro “Don Bosco”

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
05 Marzo 2019 09:00
“Cecè” e “La morsa”, in scena due atti unici di Pirandello al teatro “Don Bosco”

Giovedì 7 marzo alle 21,15, al teatro Don Bosco di Trapani, la Prima Nazionale dei due atti unici di Luigi Pirandello “La Morsa” e “Cecè”. In scena con Antonio Ribisi la Spina, che cura anche la regia, Martina Galione e Francesco Maria Grisafi nonché, al suo debutto assoluto, Maria Elena Selinunte. La morsa si stringe su chi vive l’apparente calma della quotidianità. Pirandello costruisce in "La morsa" un’altra “stanza della tortura”, in cui tuttavia non vi è alcun boia.

La tortura è l’evidenza della vita che viene mostrata. Non c’è necessità di alcun torturatore quando le vittime non distinguono la vita dalla tortura. I vincoli sociali fanno sì che i personaggi possano solo sfiorarsi, mentre le loro vite sono staticamente chiuse in bacheche di vetro, simboli di ruoli sclerotizzati, che si ripetono infinitamente senza alcun epilogo. La vicenda è infatti di quelle ancestrali: il triangolo del tradimento, il sottile amante che inizia a sentire il fiato sul collo e cerca la fuga (l’avvocato Antonio Serra, interpretato da Francesco Grisafi), l’annoiata donna traditrice che prende coscienza del suo stato (la signora Giulia, interpretata da Martina Galione), il marito oberato di lavoro che si trasforma in persecutore (Andrea Fabbri, interpretato da Antonio Ribisi La Spina).

Tuttavia ciascun personaggio presto rivela il suo patimento interiore: ognuno è vittima di un ruolo che non ha nulla a che vedere con le proprie emozioni. La morsa è quindi stretta da un vago ma asfissiante rapporto tra l’uomo e la società e ciascuno è perciò destinato a vivere in solitudine il dibattersi della propria esistenza nel ruolo, solo come gli oggetti nelle bacheche che colmano la scena. “Cecè” è stata scritta daLuigi Pirandello nell'estate del 1913. La commedia narra, in maniera insolitamente comica per lo stile del drammaturgo, la storia di un viveur, Cecè, (Francesco Grisafi) capace di imbrogliare la gente senza farsi alcuno scrupolo.

Un umorismo quindi che si potrebbe definire cinico per il sottofondo di situazioni ambigue ed immorali da cui si sviluppa. Con spudorata allegria, Cecè imbroglia sia il commendator Squatriglia (Antonio Ribisi La Spina), che per i suoi loschi traffici di appaltatore, è venuto a ringraziarlo per un favore ottenuto, sia Nadia (Martina Galione) , una giovane dai facili costumi, che possiede delle cambiali dell'imbroglione che con una serie di stratagemmi riuscirà a riprendersele.

 

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