Si è tenuto questa mattina, in piazza Vittorio Veneto davanti al Palazzo della Prefettura, un sit-in promosso dalla Cgil, in prosecuzione dello sciopero nazionale indetto dal sindacato. Sono scesi in piazza, attivisti, cittadini e tantissimi studenti, con l’obiettivo di denunciare la detenzione ritenuta illegale degli attivisti della Flotilla, esprimere solidarietà nei loro confronti e ribadire vicinanza alla popolazione palestinese. Cartelloni, bandiere e interventi hanno accompagnato il presidio, che si è svolto in maniera pacifica.
Durante la manifestazione è intervenuta anche la sindaca di Erice, Daniela Toscano, che ha ricordato il sit-in tenuto ieri sera davanti all’ospedale Sant’Antonio Abate per rendere omaggio ai medici vittime della guerra, impegnati in prima linea nel prestare soccorso.
«La pace è un valore universale – ha sottolineato Toscano – a cui da sempre si ispira il nostro popolo. La pace non può che passare attraverso il riconoscimento dello Stato di Palestina, che significa riconoscerne l’identità e la storia».
Al termine del sit-in di oggi, una delegazione composta da rappresentanti del Comitato per la promozione della pace a Trapani e dalla Cgil è stata ricevuta in Prefettura.
«Abbiamo esposto alla prefetta Daniela Lupo – riferisce la segretaria provinciale del sindacato, Liria Canzoneri – le ragioni per cui abbiamo scioperato e le richieste che la Cgil, con il supporto di associazioni e partiti, ha avanzato questa mattina. Abbiamo auspicato una presa di posizione netta da parte del governo verso una politica che guardi concretamente alla pace e che condanni le barbarie perpetrate dal governo israeliano».
«Abbiamo manifestato a sostegno della Sumud Flottilla. – ribadisce Canzoneri – Lo sciopero è stato proclamato dopo l’attacco, perché è stato violato un diritto costituzionalmente garantito, quello di portare aiuti umanitari, oltre che il diritto internazionale. Condanniamo fortemente quanto accaduto e, come Cgil, – conclude – chiediamo che il governo italiano si impegni ad applicare sanzioni nei confronti del governo israeliano e a non dare più spazio alla politica del riarmo, che inciderà sull’economia del Paese e sul futuro dei giovani, i quali meritano lavoro».