Oggi i social network sono parte integrante della nostra vita e senza di loro non potremmo vivere. Internet ci aiuta ad entrare in contatto direttamente con persone molto più lontane da noi, ad effettuare ricerche rapidamente e a ricevere notizie in tempo attuale. Ormai tutti noi usiamo Facebook, Instagram, Twitter, dai più piccoli ai più anziani. Ad esempio Facebook, una delle più famose piattaforme, ha annunciato che le persone iscritte sono almeno 1 miliardo e 400 milioni! I social stanno cambiando le nostre abitudini: molti pensano che mandare un messaggio ad uno sconosciuto sia più semplice che relazionarsi personalmente con esso. Questo ci fa comprendere che la vita virtuale (se si può definire “vita”) sta sostituendo la vita reale. Ciò è molto grave, perché la vera comunicazione non avviene da schermo a schermo, ma faccia a faccia.
Internet è certamente uno strumento utile, ma non bisogna esagerare o abusarne. Oltre ai pro, ha anche i suoi contro. Ad esempio, tramite Internet vengono inviate delle false informazioni, le quali però possono aiutarci nell’essere più critici e a verificare le informazioni che visualizziamo. Inoltre, dietro agli schermi si nascondono degli hacker o criminali, i quali possono anche rintracciarti in tempo reale. Ciò viola la privacy, espressa nell’articolo 8 della nostra Costituzione, che recita: "Ogni individuo ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che lo riguardano.
Tali dati devono essere trattati secondo il principio di lealtà, per finalità determinate e in base al consenso della persona interessata o a un altro fondamento legittimo previsto dalla legge.” Se noi chiedessimo ad un adolescente di non usare il telefono per qualche ora, la sua risposta sarebbe un “no”, poiché la domanda si può equiparare ad una richiesta di allontanamento dalla propria vita sociale. Siamo completamente sommersi dai social, e la vera domanda è “noi controlliamo loro, o loro controllano noi?” ; passiamo la maggior parte del nostro tempo sui social, tra Instagram e Whatsapp, post e chat.
I social, purtroppo, però, hanno portato addirittura alla morte. Infatti, il 23 gennaio c.a., una bambina di 10 anni è morta a Palermo, vittima di una presunta sfida estrema di soffocamento visualizzata proprio su TikTok. I social media si sono trasformati in “show” dove si esigono abilità straordinarie, per poi essere catalogati nel gruppo degli sfigati o degli influencer. Siamo all’interno di una competizione, che può indubbiamente portare a casi molto estremi. Un evento del genere si è verificato pure a Napoli nell’ottobre 2020: un bambino di 11 anni ha scritto, prima di lanciarsi dal balcone di casa, una lettera chiedendo scusa ai genitori perché deve seguire “l’uomo col cappuccio”.
Quest’uomo ha le sembianze di Pippo della Disney, che richiede l’amicizia ai giovani per poi proporre delle sfide di piccoli step, cui l’ultimo è la morte. Ormai i social sono una tana, un rifugio per coloro che si sentono esclusi dalla società o non si sentono all’altezza delle aspettative che hanno gli adulti verso di loro, e si affidano a queste personaggi subendo un ”lavaggio del cervello”, diventando delle vere e proprie marionette. Il ruolo degli adulti dovrebbe essere quello di aiutare i propri figli a capire quali sono i rischi dei social, di insegnare i corretti usi dei dispositivi, di non dimenticarsi mai che sono loro il modello da seguire e che quindi non bisogna dare il cattivo esempio.
Evitare inoltre di esporre i bambini sui social sin da piccoli: è importante non mostrarsi sempre con il cellulare il mano, perché l’educazione avviene attraverso l’esempio che danno i genitori ai propri figli. Infine, i social non sono dei baby sitter! Se vostro/a figlio/a si sta annoiando, il telefono non è di certo un gioco! I social hanno portato ad una concezione di realtà errata: le foto che noi vediamo sui social non mostrano la realtà. Tutto sembra fantastico, ma il più delle volte non lo è.
L’opinione degli altri è diventata fondamentale nella società odierna: se la foto che hai postato riceve pochi like, pensi di essere una sfigata. Invece chi riceve molti like, ha una vita fantastica (forse anche non reale) che suscita invidia ad altre persone. Molti ragazzi a causa di ciò sono giunti alla depressione e anche alla morte.Dobbiamo riportare i ragazzi alla vita reale, farli uscire da quella pista di corsa ai like.Forse la situazione sta sfuggendo di mano e non dobbiamo permettere eventi come il Cyberbullismo o il suicidio.
Non possiamo permettere che diventi una dipendenza, come nel caso del gioco d’azzardo.
Alice Anelli 3^ A