“Una punta di Sal”. Corrotti e corruttori

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
26 Luglio 2020 11:32
“Una punta di Sal”. Corrotti e corruttori

Non trascorre settimana senza che non si abbia notizia di corruzioni in ambiti privati e pubblici. Per appalti, per commesse,  in ambiti sanitari, scientifici o pseudo tali, in piccoli e grandi affari, in un crescendo impressionante di violazione o di aggiramenti di legge. Sembra che solo la magistratura sia in grado, con i tempi e le modalità proprie, di mettere freno alle violazioni. Si va dall’infiltrazione mafiosa, alle corresponsabilità politiche, fino ai dettagli di imprenditori, funzionari o tecnici coinvolti.

Non viene escluso il nostro territorio, vedi Erice, Favignana, avvisi garanzia  spiccati a decine verso componenti e impiegati nelle pubbliche amministrazioni. Di fronte a tali disastri la reazione è di condanna, ma con coscienza inversamente proporzionale alla gravità delle violazioni. Mentre per la singola corruzione la reazione di condanna è netta, per i grandi problemi del pianeta, come l’ambiente,  una specie di amnistia tende a giustificare o comunque a non intervenire per correggere le distorsioni.

Né esistono istituzioni pubbliche capaci di imporre standard di rispetto del corretto convivere nel mondo. Sembra che la politica sia succube di quanti (pochi e potenti) gestiscono le risorse della terra, con libertà di rompere equilibri essenziali al funzionamento corretto dell’industria, del commercio, della ricerca e della cultura. Sembra non esserci freno alla corruzione che permette di violare diritti delle persone nel lavoro, nelle risorse, nei luoghi dove i popoli vivono. La corruzione è generale perché ognuno viene coinvolto offrendo, consapevolmente o inconsapevolmente, il proprio contributo: i beni di consumo (un telefono, un viaggio, un soggiorno in un grande albergo a più stelle ) sono sufficienti a rendere corrotti e corruttori.

Una spirale che sembra non avere vie di uscita perché è coinvolta tutta la popolazione del mondo, offrendo vantaggi e nascondendo i costi, con prezzi pagati pesantemente da chi è indifeso o ai margini. E spunta così, dopo l’antimafia di facciata, “l’anticorruzione di facciata”. Non usa mezzi termini il procuratore della Corte dei Conti per la Sicilia, Gianluca Albo, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2020. Un’inaugurazione diversa, senza cerimonie pubbliche, a causa dell’Emergenza Coronavirus.

La sua è una  relazione che contiene giudizi netti e pesanti su come le pubbliche amministrazioni stiano gestendo la lotta alla corruzione. In Sicilia. Scrive il Procuratore Albo: “L’Amministrazione non può essere vittima di se stessa per buonismo e reciproca, complice, comprensione tra organi di indirizzo politico e organi di gestione, e non può reagire alla corruzione e alla mala gestio affidandosi alla retorica di stile o confidando nell'intervento giudiziario per deresponsabilizzarsi.

Sull’Isola -continua Albo- si è ben lontani da una presa di coscienza del ruolo primario affidato alla stessa Amministrazione nel contrasto alla corruzione" e la tendenza delle amministrazioni è di rimuovere l'obbligo anticorruzione concreto preferendo, sovente, l'anticorruzione di facciata, quest'ultima affidata alla convegnistica di settore, dichiarazioni di intenti e sterili invettive intrise di logica gattopardesca". Si obietta spesso che non si tratta di corruzione, ma del prezzo da pagare al progresso e al benessere generale.

 Il problema vero è che nessuno mette in relazione il benessere raggiunto e i prezzi pagati: tra chi direttamente realizza benessere e chi ne usufruisce. Sottrarsi alle responsabilità non serve. Forse è meglio alzare le coscienze contro i corrotti per non essere corruttori. Salvatore Giacalone

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