Prosegue il braccio di ferro tra Ong e Governo nazionale. Mentre si attende l’esito del processo “Open Arms”, che vede sul banco degli imputati il ministro Matteo Salvini, dopo un’intera giornata di controlli, è scattato il fermo amministrativo per la Mare Jonio, ormeggiata al porto di Trapani.
Un decreto che ha del paradossale: “l’imbarcazione può continuare a navigare ma deve sbarcare tutti i dispositivi di salvataggio”. La Guardia Costiera ha ordinato di far sparire gommoni, giubbotti di salvataggio, infermeria, container, bagni chimici e docce destinati all’assistenza alle persone soccorse in mare, pena il ritiro del certificato necessario a navigare.
Il provvedimento è arrivato martedì scorso quando a bordo della Mare Jonio è salita una task force speciale, inviata da Roma, guidata dal capitano di corvetta Andrea Zaffagnini che si occupa proprio delle navi civili di soccorso. Tra gli addetti ai lavori la chiamano “la squadra anti ong”. La squadra guidata da Zaffagnini ha controllato palmo a palmo la nave che è risultata essere sostanzialmente a posto.
Mediterranea ha fatto il punto della situazione in una conferenza stampa che si è tenuta ieri: “Per la prima volta nella storia - ha commentato il capo missione Luca Casarini, collegato dal ponte di comando - a una nave viene ordinato di privarsi dei mezzi di soccorso, invece di incrementare la dotazione. Se non obbediamo, ci toglieranno la possibilità di navigare. Si tratta di un provvedimento illegittimo poiché, come stabilito dal diritto marittimo internazionale e nazionale, il soccorso in mare è un obbligo, non solo per le navi di salvataggio, ma per qualsiasi imbarcazione che abbia notizia di vite in pericolo in mare.”
“Dietro questo provvedimento - gli ha fatto eco la presidente dell’Ong Laura Marmorale - c’è un disegno di criminalizzazione delle persone in movimento e della solidarietà. Per questo, quando accadrà il prossimo naufragio, non staremo in silenzio di fronte alle sceneggiate di ministri e capi di governo che si strapperanno i capelli, pronunciando ipocritamente l’ennesimo ‘mai più’.
Non ci fermeranno, continueremo a combattere perché sia davvero ‘mai più’.” Il dubbio è che ci sia un collegamento tra l’ispezione “occasionale” e il processo “Open Arms”. “Essendo ‘occasionalmente’ una delle parti civili in giudizio - ha sottolineato Casarini - abbiamo già provveduto a segnalare questa strana coincidenza ai nostri legali, in modo che anche il Tribunale di Palermo ne sia informato.” “Siamo partiti in missione per la prima volta - racconta l’armatore sociale della Mare Jonio - Alessandro Metz - il 3 ottobre 2018, quando il Governo si vantava e applicava la politica dei ‘porti chiusi’ e si scagliava contro i ‘taxi del mare’. In sei anni hanno cercato di fermarci con inchieste penali, provvedimenti amministrativi e tanti altri modi, ma noi continueremo a soccorrere, a essere là dove bisogna stare finché le persone non potranno raggiungere l’Europa attraverso canali sicuri e legali.”
Casarini si è infine rivolto direttamente al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti: “Salvini si metta il cuore in pace, continueremo a salvare vite”.
Dalla parte dell’Ong si schiera il deputato e leader di sinistra italiana, Nicola Fratoianni: “Il fermo di nave Mare Jonio - afferma - e l’ordine di non salvare vite è una vera e propria bestemmia. Si accaniscono su chi salva gli esseri umani, mentre nelle aule di giustizia le ciniche e strampalate regole di Piantedosi e del suo compare Salvini vengono quotidianamente demolite perché contro le leggi".
Frattanto, in città Fratelli d’Italia ha chiamato a rapporto i suoi, chiedendo di protestare contro la decisione del sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, di concedere la cittadinanza onoraria alle Ong inizialmente accusate di avere stretto accordi con i trafficanti e poi scagionate da ogni accusa nei mesi scorsi dal Tribunale del capoluogo che ha deciso il “non luogo a procedere perchè il fatto non sussiste”.