Non dimenticare la tragedia della Shoah. E' l'obiettivo del Comune di Valderice che, in collaborazione con il Kiwanis Club Trapani - Saturno, ha organizzato un momento di riflessione giovedì 24 gennaio alle 17.30 al Molino Excelsior.
All'incontro, con gli interventi del sindaco di Valderice, Francesco Stabile, e del presidente del consiglio comunale di Valderice, Camillo Iovino, relazioneranno Antonio Tobia sul tema "Una triste pagina per l'umanità: il razzismo", Franco Mineo, presidente del Kiwanis Trapani - Saturno, su "le leggi razziali fasciste" e Piera De Blasi che affronterà il ema legato a "storia degli internati militari italiani negli stalog tedeschi"
"Fra pochi giorni saremo chiamati a commemorare e riflettere su ciò che accadde circa 80 anni fa nella nostra Europa - sono le parole di Camillo Iovino, presidente del consiglio comunale di Valderice -, un periodo buio in cui l'animo umano si chiuse in una stagione tenebrosa che portò alla morte di milioni di ebrei nei campi di sterminio e a migliaia di italiani martoriati nelle Foibe.Questi eventi rappresentano per noi una ferita ancora aperta, l'ultima volta che l'Italia e gli italiani furono coinvolti in una guerra, e ancor più significativo, sono testimoniati dalle persone che ne furono direttamente partecipi.
Tuttavia, sebbene gli ultimi, questi episodi non sono l'unico esempio nella nostra storia in cui le coscienze si sono oscurate, lasciando spazio all'odio nel nostro Stivale.Anche noi italiani, nel corso della storia, non siamo stati immuni da colpe. Prima del genocidio degli ebrei, l'esercito italiano, tra il 1936 e il 1941, durante l'espansionismo coloniale, utilizzò armi chimiche sui civili in Etiopia nella battaglia dell'Amba Aradam. Cinque anni di violenza indiscriminata, con esecuzioni, stupri, campi di concentramento, e torture, che furono condannati dall’Assemblea delle Nazioni Unite.Decenni prima, nel 1861, con l'atto di guerra unilaterale da parte del Regno di Sardegna contro il Regno Delle due Sicilie, conflitto che portò all’annessione di quest’ultima al regno di Sardegna, immediatamente rinominato da Re Vittorio Emanuele II "Regno d’Italia", l'esercito piemontese si macchiò di innumerevoli efferate stragi con il massacro di interi paesi, ed i molti deportati nei lager piemontesi trovarono la morte per fame e per il freddo.I padri costituenti della nuova Repubblica Italiana, consapevoli di questa storia e monito per il futuro, scrissero all'art.
11 della Costituzione italiana: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" Abbiamo il dovere di coltivare un futuro basato sulla pace, sulla comprensione reciproca e sulla valorizzazione di ogni individuo".