Ritrovati a Trapani eccezionali documenti relativi alla stregoneria nel '500

I documenti inediti sono stati ritrovati presso l'Archivio Diocesano di Trapani dallo studioso Giuseppe Barraco

Emanuele
Emanuele Barbara
01 Luglio 2021 02:04
Ritrovati a Trapani eccezionali documenti relativi alla stregoneria nel '500

Importantissima scoperta all'archivio Diocesano di Trapani, dove sono stati ritrovati documenti inediti relativi alla stregoneria nel 1500. Si tratta di una notizia straordinaria, di grande valenza storica oltre che rarissimi. Ne parliamo con la vicedirettrice dell'Archivio Prof.ssa Stefania La Via e con lo studioso autore della scoperta Dott. Giuseppe Barraco. 

L’Archivio storico nasce a seguito dell’erezione della Diocesi di Trapani nel 1844 (Bolla Ut animarum pastores di papa Gregorio XVI) quando dall’archivio storico della Diocesi di Mazara vengono inviati tutti i documenti sciolti, databili tra l’ultimo scorcio del XV secolo e la prima metà del XIX, inerenti i centri che costituiscono il primo nucleo della novella Diocesi (Trapani, Monte San Giuliano, Paceco, Xitta, Favignana, Pantelleria) e che, fino ad allora, avevano fatto parte del territorio diocesano di Mazara. Dal 2007, sotto la direzione dell’allora Direttore Don Alberto Giardina e con la consulenza scientifica della Prof.ssa Stefania La Via, è cominciato il progetto di riordino scientifico del complesso documentario che prosegue oggi con la direzione di Mons. Liborio Palmeri.

“Il personale, costituito da archivisti professionisti, svolge un’attività di alto profilo scientifico. L’attività principale e fondamentale è quella relativa al riordino e inventariazione sia su supporto cartaceo che informatico, finalizzata a dare una collocazione definitiva e un ordine alla mole di documenti conservati e a creare strumenti di corredo quanto più possibile analitici che possano guidare e orientare gli studiosi nelle loro ricerche. Il personale si occupa anche di ricerche da remoto in base alle richieste che provengono da utenti da tutte le parti d’Italia e del mondo.

In particolare nell’ambito delle ricerche genealogiche, ambito in cui il nostro archivio è ormai un polo internazionale - dichiara Stefania La Via -. Immigrati trapanesi di seconda e terza generazione ci contattano per ritrovare le proprie radici e la storia della loro famiglia. L’archivio è stato anche negli anni meta di turismo genealogico, molti che avevano ricostruito grazie al nostro aiuto la storia dei propri antenati sono poi venuti a Trapani a conoscerci e a visitare la città. Tra essi un discendente di una famiglia di corallai, i Lazzara, emigrati a Livorno a fine ‘700 dove impiantarono una fiorente attività legata al corallo.È in corso la redazione di preziosi indici di tutti i contraenti matrimonio tra la fine del ‘400 e gli anni ’70 del Novecento.

Per i secoli più antichi questo strumento di lavoro consente di ricostruire la storia di tutte le comunità straniere che vissero e operarono nella nostra città. La documentazione conservata è fruibile dagli utenti per la parte riordinata grazie a capillari strumenti di corredo e ad una banca dati creata tramite il software Cei-AR. L’Archivio organizza mostre, eventi, incontri con le scuole del territorio, laboratori didattici, facendo sì che il patrimonio di memorie custodite divenga occasione per riscoprire il senso di appartenenza collettiva ad un passato comune ma anche per rileggere fatti ed eventi in prospettiva futura - prosegue La Via -.

In tempi non di pandemia abbiamo avuto anche più di 700 ingressi annui tra studiosi, scuole e visitatori occasionali o per mostre/eventi. Tra i nostri studiosi annoveriamo insigni storici, ricercatori, studenti universitari, comuni cittadini che vogliono riappropriarsi della propria memoria. La parte più bella di questo lavoro è il poter “maneggiare la storia” anche nei suoi aspetti meno conosciuti, sentire l’odore delle carte, osservare le antiche scritture, alcune davvero bellissime, leggere nomi che sono spesso l’unica traccia del passaggio sulla terra di intere generazioni”.Sui documenti ritrovati dal Dott.

Barraco, la vicedirettrice ritiene che si tratti di “atti processuali estremamente rari contenenti le testimonianze contro alcuni soggetti accusati di stregoneria (uomini e donne). I documenti fanno parte della serie “Atti giudiziari e suppliche” del Fondo Tribunale ecclesiastico. La fase per così dire “diocesana” di istruttoria precedeva quella del Tribunale dell’Inquisizione, a cui il reo veniva successivamente deferito, se ritenuto a buon diritto sospettabile. Le carte svelano la prassi procedurale, danno testimonianze inedite sulle credenze popolari, ma anche sugli usi linguistici dell’epoca, essendo spesso le testimonianze rese in volgare (o meglio un misto tra volgare e latino).

Tra l’altro, essendo stato bruciato per ordine del Viceré Caracciolo nel XVIII secolo l’imponente archivio del Tribunale dell’inquisizione che aveva sede a Palazzo Steri a Palermo, ormai restano davvero pochissime tracce di tutto un mondo sommerso ma interessantissimo dal punto di vista storico. Questi documenti - completa la Prof.ssa La Via - sembrano emergere dalle nebbie del passato per riportarci storie inedite e dimenticate, spesso storie di invidie, di calunnie che costavano la vita ad uomini e donne ingiustamente perseguitati”.

Grande la soddisfazione del Dott. Giuseppe Barraco, autore dell'importante scoperta. “Il progetto di ricerca di cui mi sto occupando riguarda la fattispecie del Crimen sortilegii, cioè il delitto di stregoneria, nei secoli XVI e XVII. Argomento certamente conosciuto dalla storiografia ma che tuttavia necessità di ulteriori approfondimenti al fine di chiarire maggiormente i meccanismi processuali, nonchè il pensiero giuridico inerenti la tematica. I documenti reperiti presso l’Archivio storico della Diocesi di Trapani sono, a mio avviso, di assoluta rilevanza: si tratta di tre incartamenti processuali, uno degli inizi del 1500, gli altri due della seconda metà del XVI secolo, aventi per oggetto accuse formali di stregoneria e negromanzia contro tre cittadini trapanesi - dichiara Barraco -.

Dall’analisi dei documenti è stato possibile rinvenire le testimonianze dei “delatori” sottoposti ad interrogatorio, in qualità di persone informate sui fatti, nonchè una supplica di indulgenza presentata da una della accusate all’allora Vescovo di Mazara Mons. Girolamo De Terminis (1551). Le dichiarazioni rilasciate dai testi sono diverse e particolari: da chi dichiaró di aver assistito alla realizzazione di un incantesimo attraverso riti di negromanzia all’accusa di preparazione di “intrugli” magici.

Tali documenti, di altissima rarità, testimoniano la presenza di un forte interesse dei fenomeni magici e la loro conseguente repressione anche nel nostro territorio da parte delle autorità. Per il ritrovamento dei documenti è risultato indispensabile il lavoro svolto dal personale dell’archivio addetto al riordino dello stesso, in particolare la collaborazione della Prof.ssa La Via per il supporto alla trascrizione dei testi”.

Infine, lo studioso lancia un appello per far si che sempre più giovani si avvicinino al mondo della cultura. “Le istituzioni devono fare la loro parte: incentivare incontri, convegni, giornate di studio mirate alla valorizzazione del nostro territorio. Il messaggio che bisogna trasmettere è che il passato ha ancora tanto da offrire - prosegue il Dott. Barraco -. Il patrimonio detenuto presso gli archivi è immenso e chiede di essere consultato e l’invito che rivolgo ai ragazzi, influenzati dall’animo storico, è quello di dedicare parte delle loro giornate alla visita di archivi e biblioteche, cosicchè dallo studio del passato possano costruire un futuro migliore”.

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