Il Ddl Zan e i Pillon d'Italia

Tutti ne parlano ma di cosa parlano davvero?

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
20 Aprile 2021 14:10
Il Ddl Zan e i Pillon d'Italia

Basta aprire Facebook, Instagram, Twitter e ci si ritrova a vedere moltissimi artisti, e non, che postano foto con la mano aperta e sul palmo scritto DDLZAN e l’hashtag #diamociunamano. Oggettivamente sta spopolando, sta dilagando a macchia d’olio, un invito per far diventare virale la richiesta di accettazione della legge Ddl Zan, soprattutto dopo quello che è accaduto a Malika Chalhy (presente ovunque, anche alle Iene e al Maurizio Costanzo Show), la ragazza cacciata da casa e maltrattata dalla madre, e dalla famiglia tutta, perchè lesbica. Dato per scontato che quasi tutti ne abbiamo sentito parlare in qualche modo cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta e come per tutte le cose importanti cechiamo di capire da che parte stiamo.

Perchè si chiama Ddl Zan? Si chiama Ddl Zan? Perché il suo relatore è il deputato Alessandro Zan, esponente della comunità LGBT italiana. Il disegno di legge che porta il suo nome si chiama esattamente “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”, una definizione ampia che non si limita alla sola comunità LGBT. Nel Ddl Zan è specificato infatti che “per sesso si intende il sesso biolo­gico o anagrafico; per genere si intende qualunque ma­nifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso; per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi; per identità di genere si intende l’i­dentificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corri­spondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”.

Va detta una cosa importante: al momento questo disegno di legge è stato votato alla Camera ma è bloccato al Senato. Con l’approvazione in Senato, ci sarebbe quindi l’istituzione in Italia di alcuni nuovi reati, l’istituzione di una giornata nazionale contro le discriminazioni (il 17 maggio) e lo stanziamento di quattro milioni di euro all’anno per iniziative di contrasto al fenomeno. Le pene previste per chi violerà questa legge sono severe: dalla reclusione fino a un anno e 6 mesi (o una multa fino a 6.000 euro) per chi istiga o commette atti di discriminazione contro le categorie citate, fino ai 4 anni di reclusione per chi partecipa o favorisce le organizzazioni, le associazioni, i movimenti, i gruppi che hanno lo scopo, o uno degli scopi, nell’incitamento alla discriminazione o alla violenza sulle suddette categorie.

Di fatto come sopra detto questo disegno di legge ancora non è stato approvato, si è arenato in qualche modo. Perché? Semplice, il ddl Zan modifica gli articoli 604-bis e 604-ter del Codice penale in materia di violenza/discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere, cosa che non trova l’accordo dei partiti all’opposizione e la Lega e Fratelli d’Italia, sostenuti dai rami cattolici, non ritengono necessaria una legge ad hoc contro atti e manifestazioni violente e discriminatorie fondate sull’identità sessuale e di genere.

Secondo questi partiti basterebbe la tutela offerta dalla legge Mancino che punisce i reati e i discorsi di odio fondati su nazionalità, etnia e credo religioso. Il più acerrimo nemico del Ddl Zan,è il leghista Simone Pillon, che vede nella legge il primo passo di un esperimento di ingegneria sociale mirato a istituzionalizzare la cultura gender e a distruggere la famiglia tradizionale. La sua posizione appare chiara sia sul suo profilo Facebook che Instagram in cui enuncia il suo pensiero talvolta in modo rocambolesco altre in modo pseudo ironico ma pur sempre evitando il nocciolo della questione: il voto e la sua storica importanza.

Al di là di ciò che personalmente si pensa, rispettabile a priori perché il pensiero di ognuno è rispettabile, bisogna anche pensare al momento storico, all’esigenza di una legge, alle morti che si sono susseguite per questo genere di cose, al dolore di molti giovani. E’ il momento che il paese rifletta su questioni importanti e cammini avanti nel rispetto di tutti. Ad ognuno chiedo: e tu da che parte stai?

Maria Elena Bianco

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