Marcia dei lavoratori su Roma, un trapanese alla manifestazione pacifica

E' Umberto Guaiana a raccontare la sua esperienza, discostandosi dagli atti di violenza registrati nella capitale.

Mirko
Mirko Ditta
14 Aprile 2021 10:48
Marcia dei lavoratori su Roma, un trapanese alla manifestazione pacifica

Si sono svolte a Roma, nelle giornate di ieri e Lunedì, due importanti manifestazioni di protesta che hanno visto coinvolte diverse categorie di lavoratori tra le più colpite. Ristoratori, fieristi e titolari di palestre, tra gli altri, hanno dato vita alla “Marcia dei lavoratori” lamentando l’assenza dello stato italiano in termini di contributi utili perlomeno ad alleviare l’angoscia di non poter più affrontare alcuna spesa tra affitti e tasse. Pochi spiccioli quelli arrivati in un anno pieno di pandemia.

Umberto Guaiana è uno dei trapanesi che si è trovato in prima linea e che ha vissuto anche momenti di grande tensione; questa la sua testimonianza: «Dopo un inizio incoraggiante, grazie anche alla collaborazione delle forze dell'ordine di scortarci a piazza Montecitorio dove una delegazione sarebbe andata a parlare con il viceministro, si sono registrati dei disordini da parte di alcuni estremisti non invitati alla manifestazione, i quali hanno lanciato bombe carta all’indirizzo degli agenti.

Era una giornata di pacifica manifestazione – prosegue Guaiana - fino a quando una delle 10 bombe non mi ha ferito la coscia destra anche in forma lieve. Provano in tutti i modi a boicottarci o a farci passare per quello che non siamo: noi non siamo violenti, non siamo aggressivi, siamo solo arrabbiati perché da 13 mesi non lavoriamo! Vogliamo riaprire subito! O mi fai riaprire o tu, stato, mi paghi!!! Non ce la facciamo più». Ad unirsi al coro anche la presidente dell’Associazione Ristoratori Trapanesi, Rosi Napoli: «Non chiedo altro che questo: vogliamo che ci diano la possibilità di sopravvivere.

O ci aiutano concretamente e su vari fronti, o ci lascino tornare a lavorare pranzo e cena, con tutti i dovuti accorgimenti e rispettando le regole come abbiamo sempre fatto. Siamo stanchi e non intendiamo più permettere di essere abbandonati così».

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