Circumnavigando Levanzo, si possono ammirare tante bellezze naturali come il mare, ma sappiamo davvero cosa c’è sotto quel velo blu?
Lì sotto si nasconde la storia, immersa nella flora e fauna marina.
A sud est dell’isola, a Cala Minnola, a circa 20 m. di profondità, giacciono sul fondo, delle anfore romane (contenitori in ceramica, con un collo stretto e una pancia larga, con molta capienza), risalenti alla prima guerra punica, combattuta esattamente in queste acque.
Probabilmente le anfore contenevano il garum, una tipica salsa di interiora e pesce salato che veniva prodotto nella punta tra Cala Minnola e Cala Nucidda, in apposite vasche (ancora visibili sull’isola) dove inserivano pesce, acqua salata e iniziavano a tritare e amalgamare il composto fino a farlo diventare una salsa, simile alla pasta di acciughe che veniva poi usata per condire primi e secondi piatti.
Proseguendo per la costa da ovest verso nord, si arriva a Capo Grosso, la punta più settentrionale delle Egadi: lì sono stati ritrovati dei rostri di navi romane risalenti alla prima guerra punica, ovvero una punta di bronzo posizionata nella prua dell’imbarcazione che serviva a lacerare la carena della barca nemica, in questo caso dei cartaginesi, arma che fece vincere i romani e che oggi arricchisce i musei. Altro gioiello di guerra ritrovato nelle nostre acque recentemente, è un elmo in bronzo, probabilmente sempre romano.
Trasferendoci a 700 m. da Capo Grosso e a 36 m. di profondità c’è un relitto, risalente alla seconda guerra mondiale: un motore di un aereo, molto probabilmente inglese, forse bombardato da una nave straniera o dalla postazione militare italiana situata proprio lì. Davanti al paesino, esattamente a sud dell’isola, nelle acque che costeggiano Punta Pesce, sono stati recuperati bombe e missili usati nella seconda guerra mondiale.
Un mare che ha unito i popoli, che è stato campo di battaglia per molte guerre, adesso ci riconsegna tutto quello che sembrava essere scomparso.
Giuliano Bevilacqua 2^I