Un’eccellenza siciliana: Paceco Soccorso

Protezione civile a 360 gradi, tra la cultura per la società e le famiglie dei volontari

20 Agosto 2021 15:48
Un’eccellenza siciliana: Paceco Soccorso

Oggi, noi di Prima Pagina Trapani, siamo andati a visitare i locali di Paceco Soccorso per capire le progettualità e gli obiettivi di una realtà che è cresciuta sempre più, rappresentando una vera eccellenza del nostro territorio. L’associazione nasce nel 2002 a Paceco, ma in seguito la sede viene spostata ad Erice, grazie ad una collaborazione con il Comune, con l’allora sindaco Giacomo Tranchida, tramite la quale viene concesso un edificio nel quartiere San Giuliano. Da lì in poi è stato un excursus di annualità positive diventando un punto di riferimento per fasce deboli e protezione civile.

Gli uffici amministrativi ed il parco auto, adesso, si trovano presso Palazzo America, dove all’interno vige la pulizia, il rispetto delle istituzioni, della comunità e del prossimo. A primo piano un grande quadro raffigurante Falcone e Borsellino ci accoglie e ci fa comprendere quanto sia giusto tramandare alle generazioni future l’alto senso dell’educazione civica. In tale direzione si inserisce proprio Paceco Soccorso che, nell’ottica generazionale, punta sui giovani: incentivare i rapporti con la scuola è uno tra gli obiettivi cardine, in un Paese – come il nostro – in cui la protezione civile non costituisce argomento di insegnamento.

L’associazione, specializzata nell’ambito sanitario, è stata presente in tutto il territorio per l’emergenza Covid, basti pensare che a Marsala ha dato supporto al 118 ininterrottamente per due mesi. Paceco Soccorso è in prima fila quando bisogna sostenere la popolazione: facendo parte di Anpas e della sua rete nazionale, ha sostenuto la popolazione ad Amatrice provata dal terremoto, rappresentando così la Sicilia. Paceco Soccorso si inserisce, grazie al servizio Civile Nazionale, in un progetto di diffusione della cultura della preparazione all’emergenza, stando sul campo e formando cittadini volontari nel corso di un intero anno.

Durante questi 12 mesi, i volontari acquisiscono, oltre ad un metodo di lavoro e competenze specifiche, il senso reale della cittadinanza attiva intesa come assunzione di responsabilità, in modo tale che questa assunzione di impegno diventi lo stile di vita di ciascun individuo – anche al termine dell’anno in servizio. I volontari ricevono una vera e propria abilitazione ed un’alta formazione che permette loro di poter salire anche sulle ambulanze. L’associazione all’attivo ha 15 autovetture, 3 ambulanze, un pulmino con pedana per trasporto pazienti in carrozzina, 3 furgoni con posto medico avanzato per le maxi emergenze e tante altre attrezzature.

Ma non solo, l’associazione si è dotata quest’anno anche di 4 bici attrezzate di defibrillatore, acquistate grazie al 5x1000, che girano per tutta la città grazie ad operatori esperti. Abbiamo chiesto a Rosanna Di Maggio, responsabile di Paceco Soccorso, qual è il percorso dei volontari impiegati nel servizio civile nazionale: “Il ruolo degli operatori volontari segue un percorso lineare, inizialmente sono guidati dagli Operatori Locali di Progetto e successivamente, una volta formati, potranno realizzare alcune azioni progettuali in modo più autonomo.

Avviene una vera e propria abilitazione con tutti i corsi che fanno da contorno, come lezioni antincendio e sicurezza sul lavoro”. Paceco Soccorso intende – ci ha spiegato Rosanna Di Maggio – creare anche un bel rapporto anche con le famiglie degli operatori ed in tale direzione è stato creato il progetto ‘Oggi anch’io’. L’intento è appunto quello di unire i familiari dei volontari all’associazione e creare un rapporto sereno. In che modo? Creando eventi e istituendo il gruppo ‘Piccoli volontari crescono’.

Ad esempio – ci racconta Rosanna Di Maggio – a Natale è stato realizzato un presepe con le stelle comete costruite dai figli dei volontari. “Sono davvero soddisfatta - dice la responsabile -, è una gioia immensa vedere che tutti son contenti”. Quell’ambiente pieno di speranza mi ha fatto sentire tutto l’orgoglio di appartenere ad una comunità trapanese spesso bistrattata, ma che fa nascere le idee buone, le idee belle e le idee sapienti. Basta crederci fino in fondo e questo ne è un esempio lampante.

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