“Una punta di Sal”, il problema degli assegni post-datati in tempo di emergenza Coronavirus

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
05 Aprile 2020 18:31
“Una punta di Sal”, il problema degli assegni post-datati in tempo di emergenza Coronavirus

L’economia è scienza grigia, anzi nera in questo periodo di Coronavirus. La gente non consuma ed i commercianti, i ristoratori e le varie aziende soffrono. Non si va più al bar né al ristorante. Il turismo, che per noi è importantissimo, è in grave crisi. Questo crea povertà. Anche dopo che l’emergenza sanitaria sarà finita, questa situazione sarà destinata a permanere a lungo. La nostra economia è molto fragile. Si rischia di vedere una forte disoccupazione. In questa gravissima emergenza, la tenuta delle filiere - da quella sanitaria a quella alimentare, per cominciare - vuol dire tutto.

E per permettere di farle funzionare occorre che stia in piedi un’altra filiera: quella dei pagamenti, pubblici o privati che siano. La Regione Siciliana ha altre idee, e il presidente Nello Musumeci ne è promotore e interprete. Testualmente, dal “Giornale di Sicilia”: «C’è tanta ipocrisia, nessuno ha il coraggio di dire come stanno le cose. In Sicilia, forse anche altrove, gran parte delle piccole imprese lavora e acquista merci con assegni post-datati (ve ne sono migliaia in circolazione).

Con l’emergenza in corso, chi ha già consegnato con assegni post-datati a trenta giorni non può pagare. Ed è chiaro che va in protesto È contro la legge, ma in questo momento vogliamo vedere in faccia la realtà?». Ma può un Presidente decidere anche sugli assegni? Musumeci ha firmato l’ordinanza regionale che chiude la domenica tutti gli esercizi commerciali e secondo la quale «si potrà uscire solo una volta al giorno per gli acquisti essenziali». Linea dura, insomma, dove non ha fatto breccia la considerazione che magari, il lunedì, si rischiano affollamenti davanti a negozi e supermercati.

Invece si sgretola, la linea, sugli assegni post-datati. A tal punto che Musumeci ha chiesto (o forse ancora no) che lo Stato intervenga con una “sanatoria a termine”, una “sospensione di sei mesi”, perché gli assegni post-datati non siano protestati, evitando che i pagatori entrino nella black list pregiudicando così loro i finanziamenti per il futuro, quando sarà finita l’emergenza. Intanto l’emergenza nazionale imporrebbe invece, nel rispetto della salute pubblica, della legge, del diritto e della ragione, di far funzionare al massimo la filiera dei pagamenti (e non certo con la pratica degli assegni post-datati, sanzionati peraltro dalla legge), in modo che ad esempio la catena alimentare e distributiva non si interrompa e proceda anzi più spedita che mai.

Perché accade anche a Mazara dove il commercio è bloccato.  Un commerciante mi ha fatto vedere un assegno di conto corrente datato15 marzo 2020 rilasciato dal debitore in data 15 febbraio, quindi assegno post datato di un mese. Il 15 marzo però i soldi in banca non c’erano ed il commerciante si è rimesso l’assegno in tasca sperando che nei prossimi giorni, andando in banca  l’assegno gli venisse pagato. Il commerciante ha sollecitato il debitore al pagamento ma questi gli avrebbe risposto, “scusami, fammelo avere che lo cambio con un altro assegno ad un mese”.

E così, su e giù per il tempo, l’economia  si blocca. Colpisce, quindi,  che sia un alto rappresentante delle istituzioni pubbliche, il presidente Musumeci a  progettare “sanatorie” per gli assegni post-datati senza la minima preoccupazione di cosa significherebbe un blocco nel sistema dei pagamenti. Ora, in questo momento, guardando in faccia proprio la realtà. Attenzione: emettere assegni posta datati è legale da un punto di vista penale e amministrativo, ma costituisce un illecito dal punto di vista tributario e, sotto il profilo civilistico, il patto di postdatazione è nullo, con la conseguenza che il creditore che è in possesso dell’assegno lo può portare in banca per l’incasso in qualsiasi momento, anche prima della scadenza della data ivi riportata.

L’unica ipotesi che potrebbe configurare un illecito penale, a detta di alcuni giudici, è quando il debitore, nel consegnare il titolo, fa credere – con artifici e raggiri – al creditore che il conto è coperto o che, per quella data, lo sarà. Fingere in malafede una situazione non vera, facendo ritenere al possessore dell’assegno che il titolo verrà onorato alla scadenza, integra il reato di insolvenza fraudolenta. Quello che, però, è richiesto al debitore per essere punito penalmente non è una semplice condotta passiva o silenziosa, ma una dichiarazione espressa o taciti comportamenti tali da trarre in inganno il creditore facendogli credere che il titolo sarà pagato.

Avrà problemi, invece, il debitore nel momento in cui vorrà chiedere nuove apertura di credito alla banca perché quell’assegno post datato è stato già segnalato dalla banca che lo avrebbe dovuto cambiare o farlo transitare  nel conto del creditore. Tutto on line. Salvatore Giacalone

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