Sebastiano Bonfiglio e la continua lotta per difendere i lavoratori

Prima consigliere e poi Sindaco di Erice, osteggiato dai latifondisti, si è speso per le frazioni e per i lavoratori

29 Gennaio 2022 17:26
Sebastiano Bonfiglio e la continua lotta per difendere i lavoratori

Una delle figure di primo piano dell’agro ericino di inizio ‘900 è Sebastiano Bonfiglio, sindacalista, lavoratore e politico per difendere gli interessi dei contadini sfruttati nelle grandi proprietà terriere dei latifondisti locali. Nato nella frazione di San Marco dell’antico Comune di Monte San Giuliano il 23 settembre 1879. Figlio di contadini onesti e grandi lavoratori, interruppe presto gli studi per aiutare l’economia della sua famiglia ed iniziare a lavorare come falegname, poi li riprese e conseguì il diploma di perito agrario.

Fu uno dei fautori del movimento contadino locale e nel 1902 assunse la guida della federazione provinciale del PSI di Trapani fino al 1904, anno in cui si trasferì a Milano, dove trovò lavoro in una fabbrica di mobili e poi emigrò negli Stati Uniti. Una figura di uomo fin qui capace di organizzare ed organizzarsi, di viaggiare per un lavoro stabile ed appagante, quando la Sicilia offriva miseria e lavoro nei campi. Nel 1913 torna in Sicilia e partecipa ad uno sciopero di contadini, ma viene arrestato e condannato a 5 mesi di reclusione.

Nel corso del primo conflitto mondiale fu arruolato nel Corpo sanitario e inviato in Libia, dove fonda una scuola Italo-Araba grande agli studi che aveva fatto ed al diploma conseguito. La sua vita politica inizia dopo il conflitto mondiale, divenendo segretario provinciale del PSI trapanese. Il 3 ottobre 1920 diventa consigliere comunale di Monte San Giuliano (un territorio vastissimo che allora comprendeva anche i territorio di San Vito Lo Capo, Custonaci, Buseto Palizzolo, oltre che di Valderice ed Erice) e poco dopo viene eletto Sindaco dedicando una battaglia in difesa dei lavoratori e quindi della classe proletaria, in particolare per i contadini sfruttati fino all’inverosimile dai gabellotti (gli amministratori delle tenute dei latifondisti).

Ma non solo, dedico delle battaglie per dare maggiore spazio alle frazioni e aprire alcuni uffici comunali per i molti che non possedevano carretti o animali per spostarsi. Venne ucciso nel 1922 per mano mafiosa, in memoria della sua attività l’amministrazione comunale dell’epoca costruì un busto affinchè le sue lotte siano ricordate dalle nuove generazioni.

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