E’ appena entrato gennaio del 2021 e già si danno i numeri: numero vaccinazioni effettuate, numero di nuovi contagiati, numero deceduti, numero paesi che dispongono restrizioni. Una tombola di numeri non sempre rassicuranti. L’arrivo e la somministrazione del vaccino di fatto non hanno portato con sè solo speranza ma hanno tirato dentro le case anche la paura di una possibile terza andata. Speranza a paura di pari passo. Quindi, dopo mesi di restrizioni, passi avanti e marce indietro, DPCM, zone gialle e zone rosse e il tanto atteso arrivo del vaccino, non possiamo tirare un respiro di sollievo, non ancora almeno, ma dobbiamo invece tenere alta la guardia.
Eh sì perché se si pensa alle decisioni prese dalla Norvegia, per esempio, che rispetto a molti altri paesi ha mantenuto basse le percentuali di morti e contagiati, qualche domanda ce la si deve continuare a porre. La Norvegia, infatti, ha deciso di introdurre ulteriori restrizioni al solo scopo di scongiurare una terza ondata o di limitarne ampiamente gli effetti. Prevenire è sempre meglio che curare… E la politica della prevenzione, specie in questo momento è e deve essere la linea da seguire.
La Gran Bretagna fa il picco di contagi, ben 58.798 casi, e la nuova variante fa la sua parte, la Catalogna si appresta a fare un nuovo mini lock down di dieci giorni, nuovi casi in Lombardia, in Calabria, in Sicilia. Il mondo è ancora in piena emergenza. La portata di questa pandemia è immensa, impossibile parlarne in altri termini. Punto. In un momento in cui la campagna di vaccinazioni (il più efficace è stato il nostro Presidente della Repubblica che in diretta nazionale ha detto chiaramente “vaccinarsi è un dovere”) ed i vaccini effettivamente somministrati danno uno schiaffo ai no-vax ed ai negazionisti bisogna sperare e festeggiare ma restando sempre con i piedi per terra.
In primis, perché le vaccinazioni non hanno un standard di velocità alto ma, varie le concause, si sta assistendo ad un rallentamento, fisiologico forse ma incapace al momento di tenere gli animi calmi visto l’arrivo dei mesi in cui l’influenza stagionale agirà come una scheggia impazzita ed i numeri che circolano. C’è poco da stare allegri. Guardiamo però ai fatti: davvero si poteva credere che in soli X (10,30,60) giorni tutta Italia sarebbe stata vaccinata? No, ovvio. Quindi tempo al tempo.
Si stanno organizzando nuovi centri vaccinali (tipo gazebo e palazzetti), si sta perfezionando un unico sistema informatico nazionale che dovrà raccordare quelli dei vari territori, si stanno organizzando sistemi per prenotazioni on line, con app e sms, numero verde attivo o anche per posta. Questo a riprova del fatto che se anche la fase 1 è più lenta del previsto, stante certi ritardi in alcune regioni, si lavora alacremente per la fase 2, per accorciare certi tempi e migliorare tutto e procedere spediti per la fase del “vaccino di massa”.
Insomma, alla fine della fiera va detto che con tutti i limiti del caso si sta davvero facendo il possibile, poi è ovvio che il possibile lo debba fare anche ogni singola persona. Questo è FONDAMENTALE. Non bisogna mai stancarsi di dirlo. Facile additare le scelte del Governo mentre si contravvengono le regole, in modo più o meno palese, no? Facile dire la propria anche con asprezza dal divano di casa tra una serie tv ed una infornata di dolci di natale, no? Facile fare i virologi senza la fatica dello studio e del sapere la responsabilità della scienza? Lasciamo gli scienziati da tastiera al loro posto e pensiamo a fare la nostra parte mentre scriviamo la storia.
Si, signori miei, noi adesso siamo storia e dobbiamo stare molto attenti alla storia che vogliamo contribuire a scrivere. E se il nuovo anno è cominciato con la realizzazione della fase 1 e la pianificazione della fase due per me non è iniziato male…è una storia che credo valga la pena di essere letta. Maria Elena Bianco