Ormai è chiaro che i modi di dire che tutti noi utilizziamo quotidianamente prendono spunto da usanze e tradizioni antiche che, invece, oggi sono poco conosciute.
Un esempio di questo è sicuramente il detto «A cira squagghia».
Anche per questo modo di dire – come «Chista è 'a zita» – esistono varie versioni: «A cira squagghia e a prucissioni un camina» o «A cira squagghia e u santo non camina». Altre volte, poi, viene utilizzato in forma breve.
Letteralmente può essere tradotto con «La cera si scioglie e la processione – il santo non cammina» e ha un significato abbastanza chiaro. Si riferisce, infatti, a chi resta fermo – sia volontariamente che involontariamente – mentre tutto si consuma. Il detto viene spesso pronunciato da chi è impaziente e desidera dare una scossa di incoraggiamento per una particolare azione.
Secondo alcune ipotesi, il detto nacque proprio in alcune processioni dove la paura era quella che il corteo si arrestasse e la cera si sciogliesse. E questo, ovviamente, metteva in apprensione il portatore del Santo.
Secondo altri, invece, il detto nacque intorno al XVII secolo quando i fidanzati si incontravano la domenica in casa della sposa, sotto sorveglianza di un parente che, normalmente, "ci tinia a cannila" – era, quindi, un incomodo –.
Quando si trattava di appuntamenti amorosi notturni, il Signore si faceva accompagnare da un servo fidato che reggeva la candela per illuminare il luogo in cui si doveva incontrare con l’amante. Ed è probabilmente in uno di questi incontri clandestini che nacque il detto «A cira squagghia» con l'obiettivo di esortare l'altra persona a sbrigarsi.
Un'usanza, quella dei fidanzati sorvegliati, ormai in disuso. Proprio come la fedele e innumerevole partecipazione alle processioni. Ma questi eventi, seppur quasi sconosciuti ai giovani, hanno lasciato una bella eredità che, al contrario, tutti conoscono: i nostri modi di dire.