Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota:
Carissimi fratelli e sorelle,
l’aggettivo “vivace”, che Dante usa per indicare la fontana della speranza che è Maria, esalta la grandezza della Madonna: nel mistero della redenzione tutti gli uomini sulla terra (“giuso intra i mortali”) possono attingere speranza dalla fontana che è Maria. Mi pare di intravedere tutte le esperienze di deserto e di sete che l’umanità vive nel mondo intero. I mortali sono sempre assetati di speranza. Per questo senza stancarci celebriamo la Madre di Dio, che ci ha donato l’abbondanza della speranza: non si tratta di una quantità esuberante, ma di una persona, il figlio che è sulle sue braccia dopo essere stato nel suo grembo. Gesù è la speranza di cui Maria arricchisce l’umanità di ieri, di oggi e di domani. La speranza che non delude, che non ci espone alla vergogna, che non fallisce l’obiettivo della salvezza.
La sete quotidiana
L’aggettivo “vivace” mi induce a pensare anche alla vivacità religiosa della nostra città di Alcamo. Vivace per vocazioni sacerdotali e religiose, vivace per famiglie impegnate autenticamente a costruirsi alla luce e nella forza della Parola di Dio, vivace per le iniziative religiose che promuovono le parrocchie e i monasteri, le istituzioni civili e le associazioni; vivace anche nell’impegno sociale che nasce dal desiderio di contagiare la speranza cristiana a tutti, senza guardare il colore della pelle.
È una vivacità che tutti vorremmo coltivare sempre, ma non senza averla sottoposta al vaglio della autenticità. Sì, perché la fontana della convivenza cittadina non può dare acqua inquinata. Tutti siamo impegnati in questa verifica. Nessuno può girarsi dall’altra parte. I controlli delle autorità religiose e civili cominciano dalla vita di famiglia: solo così si cammina insieme per prevenire e combattere le dipendenze, le solitudini, gli indebitamenti colpevoli, le ipocrisie morali. Ogni vivacità va verificata: questo chiediamo a Maria quando le consegniamo le chiavi della città, le chiavi del cuore nostro.
Il magistero del Papa
Chi può aiutarci in questo compito? Sicuramente l’insegnamento di papa Francesco, quando dice: “Dobbiamo tenere accesa la fiaccola della speranza che ci è stata donata, e fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante. Il prossimo Giubileo potrà favorire molto la ricomposizione di un clima di speranza e di fiducia, come segno di una rinnovata rinascita di cui tutti sentiamo l’urgenza. Per questo ho scelto il motto Pellegrini di speranza. Tutto ciò però sarà possibile se saremo capaci di recuperare il senso di fraternità universale, se non chiuderemo gli occhi davanti al dramma della povertà dilagante che impedisce a milioni di uomini, donne, giovani e bambini di vivere in maniera degna di esseri umani. Penso specialmente ai tanti profughi costretti ad abbandonare le loro terre. (A Mons. Fisichella - marzo 2024)
Nell’indizione del Giubileo prossimo egli ci affida all’azione dello Spirito Santo: “È lo Spirito Santo, con la sua perenne presenza nel cammino della Chiesa, a irradiare nei credenti la luce della speranza: Egli la tiene accesa come una fiaccola che mai si spegne, per dare sostegno e vigore alla nostra vita. La speranza cristiana, in effetti, non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino. Questa speranza non cede nelle
difficoltà: essa si fonda sulla fede ed è nutrita dalla carità, e così permette di andare avanti nella vita. (Papa Francesco – Spes non confundit in Rm 5,5)
L’abbondanza della Parola di Dio
Il Papa ci invita a vivere l’anno prossimo come anno dell’ascolto della parola di Dio e dell’ascolto autentico tra di noi. In ogni ambiente si può sperimentare la “conversazione nello Spirito”, che purifica le nostre parole e le rende capaci di diventare “parole nuove”, parole di speranza. Lo ripete san Paolo ai cristiani di Tessalonica: “Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l'operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro. Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. (1Ts 1,2-4).
La fermezza della speranza dipende dal suo legame con la fede e la carità: “Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità! (1Cor 13,12-13).
Ogni prova è possibile superare, anche le più grandi divisioni, anche le malattie peggiori, anche la morte, proprio perché possediamo una speranza che non delude: “Giustificati dunque per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l'accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. (Rm 5,1-5)
Buon anno, cari fratelli e sorelle! Buon cammino con l’aiuto di Maria, fontana vivace di speranza per tutti i mortali!