“L’omini murianu comu li pampini chi carinu di l’arvuli” (gli uomini morivano come le foglie che cadono dagli alberi). E’ questa la testimonianza di un cittadino mazarese che racconta dell’orrore dei campi di concentramento. Si chiama Nicasio Anzelmo, 97 anni ben portati e mente lucida. Nello scorso mese di giugno ha raccontato la sua storia agli alunni della classe III E della scuola secondaria di I°grado dell’Istituto Comprensivo “Giuseppe Grassa” di Mazara del Vallo, alla presenza della dirigente Teresa Guazzelli.
I ragazzi hanno voluto ascoltare questa testimonianza perché sui libri studiano le atrocità di quella guerra ma un conto è leggerla un altro è sentirla da chi l’ha vissuta. Nicasio Anselmo ha raccontato, in dialetto siciliano, la sua vita, da soldato della seconda guerra mondiale internato nei campi di concentramento dopo l’armistizio del ’43 fino a quelli notti in cui pensava come raggirare i tedeschi per mettersi in salvo. Il primo giugno scorso la Prefettura di Trapani ha consegnato la Medaglia d'onore a Nicasio Anzelmo.
Ad accompagnarlo il Vice-Sindaco del Comune di Mazara del Vallo Vito Billardello: ”Per me è stato un privilegio partecipare, su delega del Sindaco Salvatore Quinci, alla cerimonia di consegna di una Medaglia d’onore al nostro concittadino Nicasio Anzelmo deportato ed internato nei lager nazisti”. Nicasio Anzelmo, per l’età avanzata, è uno degli ultimi testimoni diretti dell’orrore di quei lager. Gli allievi della classe terza E hanno voluto incontrarlo per ascoltare dal suo appassionato racconto quanto studiato sui libri.
Per un giorno è stato lui “il professore” di storia la cui “lezione” servirà agli studenti nel cammino della vita. A soli 19 anni, era stato reclutato come marinaio nella Regia Marina Italiana e condotto in Francia, presso l’arsenale di Toulon. Dopo l’armistizio, ricevette dal comandante l’ordine di deporre le armi e di rientrare in Italia, ma l’arsenale era stato occupato dai tedeschi. Il Reich, infatti, dopo l’8 settembre, aveva dato mandato di catturare i soldati italiani presenti in Francia, nei Balcani e in Italia. Gli fu quindi chiesto dai nazisti di combattere nelle fila del loro esercito.
“Io mi rifiutai dice Anzelmo – e venni convogliato, insieme ad altri miei compagni, verso le tradotte che anziché di portarmi a casa, così come avevano fatto credere, mi condussero nel campo di concentramento vicino Trier in Germania”. Nicasio, infatti, fu uno dei tanti soldati italiani catturati, nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell'armistizio, ai quali si disse di continuare a combattere nelle fila dell'esercito tedesco. Essendosi coraggiosamente rifiutati di riprendere le armi sotto il comando del Fuhrer (il 10 per cento accettò l'arruolamento) vennero chiusi nei lager tedeschi con lo stato di Internati militari italiani (in tedesco “Italienische Militär-Internierte” - IMI).
Il suo racconto diventa ancora più drammatico quando nel campo di Trier fu costretto ai lavori forzati prima in una miniera di carbone, poi a scavare trincee. “Conobbi la fame – confessa agli studenti – l’orrore di vedere uccidere i miei i compagni, le lunghe marce per chilometri con pochissimo cibo in mezzo alla neve, durante le quali molti morivano. Si moriva per una mela freddati dai colpi dei nazisti, si moriva per sfinimento perché non si riusciva a superare gli stenti a cui eravamo sottoposti.
Io sono riuscito a sopravvivere perché ero giovane e scaltro: la notte pensavo a come raggirare i tedeschi”. Riuscito a scappare, grazie al suo coraggio e al suo animo indomito, trovò rifugio in una fattoria tedesca pensando che fosse abbandonata. Qualche giorno dopo arrivarono i proprietari tedeschi che, meravigliati di come si fosse preso cura della fattoria in loro assenza, decisero di accoglierlo. Venne però poi nuovamente catturato e condotto in altri campi di prigionia finché il 19 marzo del 1945 gli angloamericani lo liberarono.
Dopo un periodo di quarantena in Francia, nel mese di giugno del 1945 è rientrato a Mazara del Vallo. Nicasio Anzelmo ha risposto alle domande degli studenti, ha raccontato di un inferno che non è mai riuscito a dimenticare. Ai ragazzi ha lasciato un monito: “siate educati, siate rispettosi dei genitori, degli insegnanti, degli anziani e se mai nel futuro dovesse tornare a essere ventilata la guerra, scegliete sempre la pace perché la guerra è solo distruzione di uomini, di famiglie, di ogni cosa”.
Una lezione sulla guerra e di vita. (In foto copertina le foto di Anzelmo militare e della consegna della Medaglia d’Onore) Salvatore Giacalone