“Trapani Urbs Invictissima”: alla scoperta di Piazza Lucatelli

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
26 Luglio 2020 12:46
“Trapani Urbs Invictissima”: alla scoperta di Piazza Lucatelli

Piazza Lucatelli è, senza dubbi, una delle zone più amate e frequentate dai trapanesi. Nel cuore del centro storico, la piazza è arricchita dai tanti locali che, ogni sera, accolgono i più e i meno giovani ma è famosa soprattutto per la presenza del Palazzo Lucatelli, chiamato anche Palazzo Barlotta che si trova chiuso in un quadrilatero tra la piazza omonima, via San Francesco d’Assisi, Via Cassarretto e Via Giuseppe Verdi. Noto come “Il vecchio ospedale”, risale al 1455 ma non fu il primo ospedale della città che, invece, risale ai tempi delle Crociate.

Il porto di Trapani, infatti, essendo meta di passaggio per la Terra Santa, si era ritrovato ad accogliere i tanti crociati che, per via delle infermità contratte durante il lungo viaggio, venivano lasciati in città e accolti in una casa – nel quartiere San Pietro – messa a disposizione della famiglia Luna e diventata un luogo di ricovero. A questa, successivamente, si aggiunsero altre case limitrofe donate da alcuni cittadini.

L’unione degli edifici portò alla creazione di un vero e proprio ospedale con una piccola chiesa dedicata a Sant’Antonio, protettore dei marinai. Nel XV secolo, però, vi fu l’esigenza di creare un ospedale più grande che potesse ospitare molti più malati e, proprio per questo, i nobili Giacomo Blindano Fardella, Stanislao Clavica e Girolamo Staiti Tipa scelsero di edificare un nosocomio in un’area – l’attuale piazza Lucatelli – che apparteneva all’ebreo Macalufo de Sata e che era stata comprata dai consoli dei marinai di Trapani con delle elemosine ricavate dalla processione del Cereo.

Rinnovato nel XVI secolo con l’aggiunta di un piano superiore, l’ospedale vide al servizio dei propri ammalati la Compagnia di Sant’Antonio Abate, a cui il Senato concesse la Chiesa di Sant’Antonio, ma che andarono presto via. Nel 1589, infatti, il vicerè passò l’amministrazione dell’ospedale ai Frati di San Giovanni di Dio che, però, consumarono i mobili, sperperarono i guadagni e trascurarono la manutenzione.

Proprio per questo, i frati vennero cacciati dal popolo trapanese, geloso dell’edificio e interessato al buon andamento dell’ospedale. Vi fu, quindi, il ritorno dei Confrati della Compagnia di Sant’Antonio nell’assistenza dei malati e dei Rettori all’amministrazione dell’ospedale. Ed è proprio in questo periodo che un vecchio amministratore del nosocomio, il capitano Lazzaro Lucatelli, lasciò in eredità di 3000 onze con la volontà di rifarne la facciata, assumendo così un aspetto barocco spagnoleggiante.

Inoltre i rettori, in onore del donatore, rifecero il fronte dell’ospedale con il buso in pietra del capitano, secondo le disposizioni testamentarie dello stesso Lucatelli. Il rifacimento della facciata, però, non fu l’unico lavoro che vide protagonista il palazzo. Nel 1633, infatti, venne costruito l’ospedale dei pellegrini e dei convalescenti, addossato al Palazzo Lucatelli e con ingresso in via verdi. Nel 1748, invece, vi furono degli interventi d’ampliamento e abbellimento ad opera di Biagio Amico e, nel 1758 vennero fatti dei lavori attribuiti agli architetti Paolo Rizzo e Vincenzo Liotta.

L’ospedale, però, non fu importante solo per Trapani e per i trapanesi. Nel XVIII secolo, infatti, diventò centro di un’Accademia di medicina fondata e diretta dal semiologo Giuseppe Cottone, portando il nosocomio trapanese ad essere uno dei più famosi dell’Isola per l’esercizio medico di illustri clinici e chirurghi. L’edificio è circondato da un’abbondante vegetazione di piante, aiuole e alberi.

Al centro della piazza, invece, vi è una splendida fontana con un cavallo di marmo che risulta abbandonata. Stessa sorte è toccata al vecchio ospedale, chiuso nel 1968 e, da allora, abbandonato a se stesso. Tanti, però, sono stati i progetti e le idee per far ritornare alla vecchia gloria l’edificio, tra cui la creazione di un teatro. Ma i fatti sono altri: il palazzo è ormai degradato e i trapanesi, quelli che non hanno cura della propria storia, contribuiscono alla rovina dell’edificio.

Ma esiste un’altra faccia della medaglia, la Trapani migliore. Quella Trapani in cui i commercianti curano il giardino. Quella Trapani in cui le associazioni organizzano giornate ecologiche per ripulire l’area. Quella Trapani che non dimentica e, nonostante siano passati tanti secoli, continua ad essere gelosa di quest’edificio. Chiara Conticello

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