“Trapani Urbs invictissima”: alla scoperta del rione Palma

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
06 Settembre 2020 12:41
“Trapani Urbs invictissima”: alla scoperta del rione Palma

Sedicesima puntata della rubrica storica che approfondirà le origini dei quartieri trapanesi: un ritorno al passato, per conoscere meglio la storia della città dei due mari e delle strade che ogni giorno percorriamo. Un altro quartiere su cui si concentra Trapani moderna è, senza dubbio, il Rione Palma.

Anche questo quartiere, come il rione cappuccinelli, venne creato dopo la legge Fanfani e precisamente nel 1956. Nonostante fosse passato un decennio dalla fine della seconda guerra, tante erano le famiglie senza casa e, per questo motivo, ospiti di varie caserme nel trapanese. La costruzione del Rione ebbe, quindi, il compito di dare una casa a tutti i trapanesi rimasti senza. Il Rione è delimitato a nord da Viale Regione Siciliana, un viale ampio e alberato, ad est da via villa rosina, ad ovest da Via Milo e Via Federico De Roberto – uno scrittore siciliano nato da una nobildonna catanese ma nata a Trapani –.

Prima degli anni Cinquanta, il rione era un immenso prato verde che nel periodo di ferragosto ospitava la corsa dei cavalli per festeggiare la Madonna di Trapani. Negli scorsi anni, il rione è stato dedicato a Sant’Alberto ma per i trapanesi è sempre il “Rione Palme”. In realtà la denominazione “Palme” usata da tanti è scorretta. Il Rione, infatti, prende il nome dalla famiglia proprietaria dell’intera area: la famiglia Palma che, successivamente, donò il possedimento alla città di Trapani.

Secondo altri studiosi, invece, il rione prende il nome dalla pianta che si innalzava rigorosa nei prati del quartiere. Nel cuore del rione, inoltre, si trova la parrocchia dedicata al patrono della città trapanese: Sant’Alberto. La chiesa fu voluta dal vescovo Ricceri, durante gli anni del concilio vaticano II, che spese tante energie per far sorgere in questo quartiere un luogo di culto e di preghiera. La parrocchia fu aperta al culto nel giro di pochi anni, con delle proporzioni ardite, frutto di appassionati studi per rispettare le linee obbliganti del quartiere.

Oltre la parrocchia, furono tante le attività dedicate ai giovani del quartiere. Nel cuore di chi passò la vita in quel quartiere hanno un posto speciale, ad esempio, i fratelli Abrignani che fondarono il gruppo sportivo sant’Alberto, il cui obiettivo principale era togliere tanti ragazzi dalla strada. Era un quartiere pieno di gente artigiana, che inventava tanti lavori pur di mantenere la famiglia, di commercianti che non si facevano competizione ma, anzi, erano tra di loro amici. Ad oggi, di questo, rimane ben poco.

Come il rione cappuccinelli, anche il quartiere Sant’Alberto è abbandonato a se stesso e le amministrazioni hanno fatto poco e nulla. E nell’attraversare le strade del rione si respira l’abbandono. Quell’abbandono che, però, non hanno avuto gli abitanti. Gli stessi che sono cresciuti in quelle zone e che, fieramente, raccontano la loro infanzia in quel rione moderno. Il quartiere, certamente, non brilla per bellezza, ma ha avuto un ruolo principale per Trapani: ha permesso a tante famiglie disagiate di avere appartamenti dove far crescere dignitosamente i propri figli.

E, anche se gli altri lo fanno, gli abitanti non dimenticano l’importanza del rione. Per loro ma, soprattutto, per la città di Trapani. Chiara Conticello Ph: Enrico D'Amico

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