"Trapani Popolare", personaggi che hanno fatto la storia: u zu Totò Figlioli

Decima puntata della rubrica targata Prima Pagina Trapani che racconterà i cittadini "popolari" ricordati da tutti.

Maria Chiara
Maria Chiara Conticello
10 Aprile 2022 10:38

«Caitta! Caitta!». 

Se si pensa a U Zu Totò Figlioli le prime parole che vengono in mente sono proprio queste, quelle che urlava lui in giro per la città. 

Chiamato l'Aciddaro - ma anche Totò U Zoppo - Antonio Figlioli rimane tutt'ora uno dei volti storici di una città povera e umile ma sempre con la voglia di lottare. 

U Zu Totò, infatti, era poliomielitico ma questo non lo bloccò dal crearsi una famiglia e, soprattutto, dal mantenerla. 

Per i tanti figli - tutti cresciuti in Via Giardinetti - u Zu Totò si fece infatti costruire un carretto speciale di cui scrissero anche giornali nazionali: un carretto trainato da due cani addestrati da lui e che amava più della sua vita, forse perché i due animali erano le sue gambe. 

Con quel carretto gli fu così possibile andare in giro per la città di Trapani e fermarsi soprattutto alla Chiazza del Mercato

Lì Totò Figlioli - non a caso per questo veniva chiamato l'Aciddaro - vendeva cardellini e canarini - che spesso scambiava con un altro venditore di uccellini - ma il suo carretto era pieno di tante altre cose: cuccioli di cane, gatti, verdure fresche, finocchietto, bietole ed ancora petrolio e carbone. 

Morto più di quarant'anni fa, U Zu Totò è ancora vivo nella mente di tanti trapanesi che, ogni giorno, lo vedevano trainato dai cani in giro per la città. 

Mai un lamento ma, al contrario, sempre una gentilezza e un sorriso, soprattutto per i bambini che erano tanto affascinati dagli animali che vendeva. 

Quei bambini oggi diventati adulti ma che continuano a ricordare l'Aciddaro e i suoi due cani - uno bianco e uno nero -. 

Forse perché quell'originalità, seppur creata a causa di un bisogno necessario, non esiste più. E allora ci si aggrappa ai ricordi, a quando era tutto possibile se lo scopo era la sopravvivenza.

Illustrazione di Giada Barbara

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