«Caitta! Caitta!».
Se si pensa a U Zu Totò Figlioli le prime parole che vengono in mente sono proprio queste, quelle che urlava lui in giro per la città.
Chiamato l'Aciddaro - ma anche Totò U Zoppo - Antonio Figlioli rimane tutt'ora uno dei volti storici di una città povera e umile ma sempre con la voglia di lottare.
U Zu Totò, infatti, era poliomielitico ma questo non lo bloccò dal crearsi una famiglia e, soprattutto, dal mantenerla.
Per i tanti figli - tutti cresciuti in Via Giardinetti - u Zu Totò si fece infatti costruire un carretto speciale di cui scrissero anche giornali nazionali: un carretto trainato da due cani addestrati da lui e che amava più della sua vita, forse perché i due animali erano le sue gambe.
Con quel carretto gli fu così possibile andare in giro per la città di Trapani e fermarsi soprattutto alla Chiazza del Mercato.
Lì Totò Figlioli - non a caso per questo veniva chiamato l'Aciddaro - vendeva cardellini e canarini - che spesso scambiava con un altro venditore di uccellini - ma il suo carretto era pieno di tante altre cose: cuccioli di cane, gatti, verdure fresche, finocchietto, bietole ed ancora petrolio e carbone.
Morto più di quarant'anni fa, U Zu Totò è ancora vivo nella mente di tanti trapanesi che, ogni giorno, lo vedevano trainato dai cani in giro per la città.
Mai un lamento ma, al contrario, sempre una gentilezza e un sorriso, soprattutto per i bambini che erano tanto affascinati dagli animali che vendeva.
Quei bambini oggi diventati adulti ma che continuano a ricordare l'Aciddaro e i suoi due cani - uno bianco e uno nero -.
Forse perché quell'originalità, seppur creata a causa di un bisogno necessario, non esiste più. E allora ci si aggrappa ai ricordi, a quando era tutto possibile se lo scopo era la sopravvivenza.
Illustrazione di Giada Barbara