È curioso come i trapanesi non ricordino i veri nomi dei tanti personaggi popolari che hanno fatto la storia della città ma, al contrario, ricordano i loro soprannomi, le loro stranezze e le loro particolarità.
Uno tra i più ricordati con la sua ‘ngiuria è Nasuni, che ancora oggi rappresenta un vero e proprio pezzo di storia della nostra città.
Carmelo Alogna, questo il suo vero nome, fu ‘ngiuriato Nasuni a causa del suo naso, più grande del normale. Proprio per questo, a volte i trapanesi scherzavano dicendo che, al suo arrivo, prima si notava il suo naso e poi u Zu Carmelo –.
Ma Nasuni non era famoso solo per la sua ‘ngiuria originale: lui, infatti, fu uno degli ultimi a trasportare con il traìno – dotato di ruote – e con suoi amati cavalli, a volte sostituiti con dei muli.
Nasuni trasportava di tutto: il legname – specie quello di una ditta di Piazza Martiri –, la merce per i tanti negozi della città e, in fine, era anche il trasportatore ufficiale delle cabine dei lidi ad inizio e fine stagione.
Alcune volte, poi, con il suo traìno rendeva felici i ragazzi, facendo fare loro dei piccoli giri, facendoli accomodare dove solitamente metteva ciò che trasportava. Altre volte, invece, erano gli stessi ragazzi che si arrampicavano nel traìno, facendo spesso infuriare Nasuni che, nonostante sembrasse molto brusco all’apparenza, era in realtà un grande uomo da un cuore d’oro.
Perché, se è vero come diceva Kant – «Puoi conoscere il cuore di un uomo già dal modo in cui egli tratta gli animali» – Nasuni lo ha dimostrato realmente: lui, i suoi cavalli, li amava realmente, quasi fossero dei figli. Capitava spesso, infatti, di vederlo piangere sulla morte di uno dei suoi animali. Ma capitava spesso anche di trovarlo in giro per la città mentre li accudiva, li accarezzava, li puliva e addirittura li abbelliva con cravatte.
Soprattutto negli ultimi periodi, infatti, Nasuni metteva al collo del cavallo delle vecchie cravatte e questo causò non poca ironia in città: tanti trapanesi, infatti, spesso prendevano in giro degli amici con delle cravatte particolari dicendo «Ma ci l’arrubbasti a u scecco di Nasuni?».
I cavalli di Nasuni erano poi ben addomesticati: particolare è la situazione che spesso si veniva a creare quando u Zu Carmelo stava seduto di lato senza guardare la strada e il cavallo si fermava perché aveva appreso quando e dove fermarsi.
Per la Trapani degli anni Sessanta e Settanta, insomma, Nasuni era una vera istituzione. Proprio come il suo traìno e i suoi cavalli che rimarranno per sempre dei simboli per la città.
Quella città che non dimentica chi, come Nasuni, ha lavorato tanto e, con umiltà, ha amato sempre il suo lavoro. E Trapani, dal canto suo, questo amore lo ha ricambiato.
Illustrazione di Giada Barbara