Se in Italia si pronuncia la parola Mazzabubù si pensa immediatamente allo spettacolo televisivo di Gabriella Ferri o al film di Franco e Ciccio.
A Trapani, invece, la parola Mazzabubù rievoca tanti ricordi e lo fa come se tutto ciò facesse ancora parte del presente.
Mazzabubù, infatti, è uno di quei personaggi amati da tutti e, proprio per questo, rimasto impresso nella mente di tanti trapanesi che a lui associano tanti momenti: dai pomeriggi passati nelle taverne alla vendita del pesce al Mercato.
Vincenzo Lombardo, in arte appunto Mazzabubù, era un pescivendolo originario del quartiere Catito.
Bassino e con i suoi immancabili baffetti, Mazzabubù era famoso in città per il suo carretto – con cui vendeva le sarde – ma soprattutto per le sue frasi strampalate.
Con la sua voce rauca – e anche con le sue innumerevoli ubriacature – divertiva tutti a suon di «Va lavate e va fatte i raggi» di cui quasi nessuno conosce il vero significato. La sua presenza al Centro Storico era una vera e propria certezza, come lo era il suo passo spedito e il suo «Miao» urlato improvvisamente.
Secondo alcuni, il soprannome lo scelse proprio lui dopo aver scoperto il film di Franco e Ciccio. Negli anni ’70, infatti, forse dopo la visione del film, andava in giro gridando «Accattate i pisci ni Mazzabubù». Da lì in poi, per tutti i trapanesi, Vincenzo Lombardo era diventato Mazzabubù.
Seppur spesso ubriaco – si dice per motivi familiari – era un gran lavoratore, rispettoso e mai scortese. Tanti sono i ricordi che si hanno di lui: quando fu trovato sul suo bancone di pesci senza sensi perché aveva bevuto un’intera bottiglia di profumo pensando fosse vino o quando gli chiesero, sull’autobus, chi secondo lui sarebbe salito alle prossime amministrative e lui rispose «Cu acchiana, acchiana. Basta chi unn’acchiana u controllore».
Mazzabubù, poi, aveva una caratteristica particolare: non dimenticava mai i volti delle persone che incontrava e, ogni volta, li riempiva di strette di mano e di sorrisi. Quei sorrisi che rispecchiavano la sua bontà e che, ancora oggi, lo rendono un vero personaggio trapanese, di quelli che, seppur pieni di stranezze, si ricordano con nostalgia.
Illustrazione di Giada Barbara