Trapani, gli studenti dell’I. “Rosina Salvo”: “Liberi di scegliere la verità”

In ricordo della strage di Pizzolungo del 2 Aprile 1985

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
10 Aprile 2024 16:56
Trapani, gli studenti dell’I. “Rosina Salvo”: “Liberi di scegliere la verità”

Il concorso “Santo della Volpe”, giunto all'ottava edizione, è stato bandito dal comune di Erice in occasione del trentanovesimo anniversario della strage di Pizzolungo del 2 Aprile 1985, un evento che ha segnato profondamente la storia di Trapani e dell’intero Paese. Infatti il concorso si propone di onorare la memoria di Barbara Rizzo e dei suoi figli, Giuseppe e Salvatore Asta, vittime innocenti di un vile attentato di Cosa nostra, perpetrato con l’intento di colpire il magistrato Carlo Palermo. Nonostante siano trascorsi quasi quarant'anni da quel tragico giorno, la ricerca di verità e giustizia continua a essere un imperativo morale per la comunità.

Ai partecipanti è stato chiesto di riflettere sul ruolo cruciale della verità e della giustizia nell’evoluzione sociale e civile, prendendo spunto da esempi emblematici come l’impegno di figure come Aldo Moro, Falcone, Borsellino e Santo della Volpe. Attraverso la scrittura, l’arte, o altre forme espressive, si vuole incoraggiare la partecipazione attiva dei giovani e di tutti coloro che desiderano contribuire a illuminare le ombre del passato e a costruire un futuro più giusto e solidale per la città di Trapani e per l’intera società.

All'edizione di quest'anno ha partecipato anche la mia compagna Letizia che, con grande sorpresa, soprattutto sua, si è classificata al primo posto con un articolo giornalistico che, prendendo spunto da una frase dello statista Aldo Moro " La verità illumina,la verità dà coraggio", ha cercato di indagare sulla verità con metodi nuovi.

Francesca Vivona

3^ A Liceo delle Scienze Umane

Trentanove anni sono trascorsi dalla strage di Pizzolungo del 2 Aprile 1985 che ha massacrato l’allora trentenne Barbara Rizzo e i suoi due gemellini di soli 6 anni, Giuseppe e Salvatore Asta. Stavano percorrendo la strada provinciale che attraversa Pizzolungo, quando furono brutalmente uccisi per mano della criminalità organizzata mafiosa in un attentato che doveva colpire il magistrato Carlo Palermo, rimasto invece illeso. Uccisi due volte dalle parole dell'allora sindaco di Trapani, Erasmo Garuccio, "a Trapani la mafia non esiste", sono rimasti per più di trent’anni senza giustizia né verità.

Risale al 2019 il quarto ed ultimo processo per la strage, conclusosi con la condanna di Vincenzo Galatolo a trent'anni di reclusione. Non si fermò lì, però, la bramosia di verità di Margherita Asta, sorella dei due gemellini defunti. “Per Pizzolungo attendiamo ancora verità e giustizia, e non è vero che la verità non si possa trovare, perché gira per le strade della mia città, ancora oggi”. Queste le sue parole.

La giustizia, che per essere tale deve essere frutto della verità che “illumina”, è l’unica via da percorrere se si vuole compiere un passo avanti nell’evoluzione dell’umanità intera. Se non si è consapevoli o addirittura non si è a conoscenza dell’errore, come si può imparare, cambiare, migliorare? Non si può. Di sicuro l’omertà e l’illegalità non sono il mezzo tramite il quale si può raggiungere la verità.

La consapevolezza in merito a ciò, soprattutto nei giovani, è incrementata notevolmente in seguito alla perdita di figure come Falcone e Borsellino, uccisi anch’essi per mano mafiosa in nome della giustizia, da loro cercata e perseguita con mezzi legali. Eppure non sempre lo Stato e la mafia sono in contrasto, anzi molto spesso è capitato che i due fossero alleati segretamente attraverso figure istituzionali corrotte. Ma quindi il potere giudiziario è l’unico a poter scavare nella realtà dei fatti?

No. Lo hanno fatto e continuano instancabilmente a farlo tutti i giornalisti che con passione e determinazione cercano la verità.

Lo hanno fatto Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994. Sì, sono passati trent’anni ed ancora non siamo giunti alla verità... Ilaria Alpi era una giornalista appassionata. Quando è stata uccisa aveva solo 33 anni, li avrebbe compiuti due mesi dopo. Oggi l'inchiesta giudiziaria, alla Procura di Roma, formalmente è ancora aperta ma non sappiamo niente. L'unica verità storica è che Ilaria Alpi è stata uccisa mentre faceva bene il suo lavoro e per oltre 20 anni la sua famiglia, con la voce di suo padre Giorgio e la madre Luciana, non ha mai smesso di chiedere giustizia e verità. Ecco perché non dobbiamo mai smettere di parlarne.

Santo della Volpe, ex presidente della Federazione Nazionale della Stampa italiana e storico inviato del Tg3, era un semplice giornalista che però per tutta la vita ha lottato dalla parte degli ultimi, contro ingiustizie e censure che ledevano il diritto alla conoscenza dei cittadini. Pertanto l’attività giornalistica non è pura narrazione, ma molto spesso attraverso le inchieste può far luce sulle vicende più oscure. Non serve una toga da giudice o una divisa per aiutare la collettività a giungere ad una profonda conoscenza dei fatti.

La giustizia e la verità non si studiano in un’aula universitaria, né dipendono dalla professione che si esercita. Esse sono valori di un cuore puro e luminoso e di uomini coraggiosi. Ecco perché per Aldo Moro “La verità illumina, la verità dà coraggio”. Egli aveva coraggio e cercava la verità, o forse era la verità a incoraggiarlo a continuare a cercarla fino all’ultimo istante della sua vita. Sono passati quarantacinque anni dalla sua scomparsa, ma la sua figura è sempre rimasta un emblema della giustizia.

La verità e la giustizia sono fatte di uomini buoni con buoni intenti, di giovani e anziani, uomini e donne, ufficiali e civili. Semplicemente persone sincere, curiose, e consapevoli che non esiste futuro senza passato. Ma soprattutto che senza presente, senza le nostre azioni quotidiane, nulla cambierà mai. E resteremo eternamente in un buio omertoso a vagare e vivere passivamente, senza una meta, senza lasciare un segno. E così lasceremo le idee di grandi uomini che hanno perso la vita per la giustizia, senza delle gambe per mezzo delle quali continuare a camminare, come avrebbe voluto Giovanni Falcone.

In una città che di verità ne ha oscurate tante e per tanto tempo, forse è giunto il momento di utilizzare gli occhi luminosi dei giovani per ridare un futuro a Trapani.

Letizia Monaco

classe 3^ A

Liceo delle Scienze Umane

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