Far riscoprire il dialetto siciliano e ritornare indietro con il tempo. È questo l’obiettivo di “C’era na vota e c’era”, il libro scritto da Antonella Marascia e che sarà presentato venerdì 31 marzo presso il Museo Regionale di Trapani “Agostino Pepoli”.
Una raccolta di tanti cunti siciliani, tutti ascoltati sin dalla infanzia.
«Ho ascoltato ogni cunto fin da bambina – ha raccontato l’autrice - e poi ho cominciato a raccoglierli in quaderni e agende sparse, fino a quando non ho avuto il tempo di trascriverli, tradurli e di farli illustrare. Era il tempo dell’attesa di Federica, la mia prima bambina e volevo prepararle un dono speciale. E così ho messo insieme le 19 tessere di un mosaico che racconta le mie radici di terra e di mare di Sicilia»-
Ma la particolarità del libro, però, è quel siciliano diverso da come lo immaginiamo. Antonella Marascia, infatti, non ha utilizzato il siciliano a cui siamo abituati ma la lingua parlata da chi raccontava quei cunti – in particolar modo la zia e la nonna della stessa autrice –.
«Anche nella traduzione – spiega Antonella Marascia - ho cercato di rendere non solo il senso dei cunti ma anche la loro coloritura, le battute che le mie nonne usavano intercalare, la musicalità di tutte le parti in rima. Solo molti anni dopo mi sono resa conto che ciascun cunto aveva anche esso una storia antica, già raccontata seppur in molte versioni, come quella della scrittrice ed etnologa tedesca Laura Gonzenbach».
E poi c’è una scelta eccezionale: quella di devolvere il compenso all’associazione MAIS Onlus per sostenere il Centro di Formazione in eSwatini, in Africa, «quel continente immenso – spiega l’autrice – che si percepisce guardando oltre l’orizzonte dal Lungomare della mia città».
Appuntamento, dunque, per venerdì 31 marzo presso il Museo Pepoli alle ore 17.30
