Studio della trapanese Mariangela Ruggirello sulla pericolosità del Gambero della Louisiana

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
22 Febbraio 2021 01:06
Studio della trapanese Mariangela Ruggirello sulla pericolosità del Gambero della Louisiana

Il Procambarus Clarkii, meglio conosciuto come gambero della Louisiana, nonostante la prelibatezza della sua carne, può essere molto dannoso per la salute degli esseri umani ed anche per quella degli animali: può accumulare metalli pesanti nei suoi tessuti - in particolare nell’epatopancreas. Rappresenta anche un pericolo per l’ecosistema: infatti le progressive introduzioni della specie costituiscono una delle principali emergenze ambientali e sono considerate dalla comunità scientifica internazionale la seconda causa di perdita di biodiversità su scala globale.

A rivelarlo sono diversi studi realizzati dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale dell’Umbria e, non ultimo, lo studio di una trapanese a Perugia, Mariangela Ruggirello, laureata in scienze biologiche. Leggendo lo studio, P. Clarkii può veicolare diversi patogeni: Francisella Tularensis (causa Tularemia, con lesioni ulcerose a livello cutaneo); Vibrio spp. (causa Vibriosi, che va ad attaccare l’intestino); Listeria spp.

(causa Listeriosi, attaccando l’intestino e provando meningite, encefalite, aborto e setticemia); Spiroplasma spp. (causa encefalopatia spongiformi trasmissibili, che va ad intaccare cervello e sistema nervoso). Non solo ha un effetto negativo sull’uomo, ma anche sui suoi simili: è portatore sano di Aphanomyces astaci che causa la cosiddetta ‘peste del gambero’, causando la morte delle specie locali. “Dobbiamo però considerare quello che viene definito rapporto ambiente-patogeno-ospite – dice Ruggirello.

Il sistema immunitario gioca un ruolo fondamentale e da soggetto a soggetto possono cambiare le percentuali di rischio. Infatti, la capacità di contrarre una malattia dipende dalle condizioni di salute preesistenti. Da considerare che i sintomi clinici possono variare a seconda della virulenza del microrganismo, dalla modalità d’ingresso e dalla dose infettante”. Come già detto, il Procambarus Clarkii può accumulare metalli pesanti nocivi all’uomo. “Bisogna considerare anche che alcuni metalli, se assunti a basse dosi, sono essenziali per l’organismo, ma diventano tossici se vengono assunti in concentrazioni elevate - sottolinea la tesista.

I livelli massimi ammissibili negli alimenti di tre metalli pericolosi quali il piombo, il mercurio e il cadmio vengono stabiliti dal regolamento (CE) N. 1881/2006. Nei crostacei ognuno di questi tre elementi non deve superare la concentrazione di 0,5 mg / kg di peso fresco. E’, però, preferibile che la sua cattura per fini alimentari avvenga solo in acque di buona qualità e, dove non possibile, bisogna essere consapevoli dei rischi legati al suo consumo”. Un ulteriore problema legato al consumo di P.

Clarkii è legato alle sue abitudini alimentari, determinando così anche la presenza di cianotossine. “Gli esemplari di questa specie si possono nutrire, infatti, di cianobatteri, alghe microscopiche che hanno la capacità di produrre tossine – evidenzia Ruggirello. Alla luce di queste osservazioni è opportuno sensibilizzare quanti accidentalmente o intenzionalmente vengano in contatto con questi crostacei d’acqua dolce - conclude. Si raccomanda di assicurare una adeguata cottura in modo da ridurre al minimo i rischi dovuti dalla presenza di vibrionacee - eventualmente presenti sul prodotto sia per contaminazione crociata che per diretta presenza nel tessuto muscolare”.

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