Messina Denaro, «Sono un agricoltore apolide, il comune mi ha cancellato»

Durante l'interrogatorio, il boss ha negato di appartenere a Cosa Nostra

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
10 Maggio 2023 09:07
Messina Denaro, «Sono un agricoltore apolide, il comune mi ha cancellato»

 «Mi chiamo Matteo Messina Denaro, lavoravo in campagna ed ero un agricoltore. La residenza non ce l'ho più perché il Comune di Castelvetrano mi ha cancellato. Ormai sono un apolide. 

Le mie condizioni economiche? Non mi manca nulla. 

Avevo beni patrimoniali ma me li avete tolti tutti. Se ancora ho qualcosa non lo dico, mica sono stupido».

Comincia così l'interrogatorio inedito del boss Matteo Messina Denaro sentito il 21 febbraio scorso dal gip Alfredo Montalto e dal pm Gianluca De Leo nell'ambito di un procedimento penale in cui il capomafia risponde di estorsione aggravata.

«Ha dei soprannomi?» gli chiede il magistrato. «Mai. Me li hanno attaccati da latitante i vari giornalisti, ma io nella mia famiglia non ho avuto soprannomi» risponde il boss che, al contrario di quanto ammette, dai suoi era chiamato U siccu e Diabolik.

E al magistrato che gli domanda quale fosse la sua ultima residenza, Messina Denaro risponde: «A Campobello risiedevo da latitante quindi di nascosto, in segreto. L'ultima residenza che ho avuto da uomo libero è a Campobello».

In merito delle accuse - al padrino si contesta aver minacciato la figlia di un prestanome, Giuseppina Passanante e il marito per riavere un terreno a loro intestato fittiziamente - Messina Denaro smentisce ogni responsabilità sostenendo di essersi limitato a scriverle una lettera per riavere ciò che era suo. 

Un interrogatorio, questo, fatto di toni bruschi - e a tratti irriverenti - e di negazione: il capomafia, infatti, ha negato di appartenere a Cosa Nostra e di non conoscerne l'esistenza se non dai giornali.

Fonte Ansa

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