“Pescatori mazaresi in guerra per poter lavorare. Comportamento della Libia intollerabile”. E’ questo il titolo della lettera che il presidente di Agripesca Sicilia, Domenico Leone, ha inviato al Commissario europeo per la Pesca, Virginijus Sinkevičius, al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali - Direzione Generale della pesca marittima e dell’acquacoltura, e all’Assessorato Regionale dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea Dipartimento della Pesca Mediterranea.
“Il gravissimo attacco al peschereccio "Aliseo" avvenuto pochi giorni fa a nord della costa di Tripoli, in acque internazionali, anche se all'interno della Zona di protezione pesca libica è –ha scritto Leone- l’ennesimo, drammatico episodio che colpisce la nostra marineria di Mazara del Vallo. Un episodio che conferma e rafforza l’altissima pericolosità che si vive nello Stretto di Sicilia, acque oramai insostenibili per la nostra pesca. I colpi sparati da una motovedetta militare libica che hanno ferito il Comandante Giuseppe Giacalone non solo sono inaccettabili, ma pongono ulteriormente il focus sulla impossibilità di una stasi che non si sa quali conseguenze drammatiche può ancora generare. L’AgriPesca Sicilia chiede alla Comunità Europea con forza una maggiore chiarezza, presenza e decisone, su uno specchio d’acqua ormai più simile ad un campo di battaglia.
L’UE deve garantire il lavoro dei nostri pescatori, i quali possano tornare in mare consapevoli e certi di un presente ed un futuro privo di insidie di tale portata. Con grande fiducia”.
Nel frattempo ieri attraverso l’Ansa si leggeva: “un peschereccio italiano, il Nuovo Cosimo, si trova di nuovo all'interno della Zona di protezione pesca libica di circa 6-7 miglia. L'imbarcazione era stata fatta oggetto nei giorni scorsi, insieme ad altri pescherecci, di colpi di avvertimento da parte di una motovedetta libica. Nell'area sono presenti anche unità navali turche e una unità della nostra Marina”.
Insomma come vedete cari lettori sta passando il messaggio che i pescherecci di Mazara del Vallo sono entrati in una “zona di protezione pesca libica”, ci sembra assurdo a dire la verità questa definizione in quanto la cosiddetta ZEE di fatto non esiste, se non solo per i libici che la dichiararono unilateralmente nel 2005 (quando ancora la Libia era unita sotto Gheddafi al contrario di oggi che, nonostante proclami di riappacificazione appare sempre più divisa fra Tripolitania e Cirenaica)e che si estende fino a 74 miglia dalla base di costa, in pratica per 62 miglia in acque internazionali. La ZEE non è mai stata riconosciuta da nessun Stato. Le acque internazionali davanti la Libia, dalle 30 miglia in su, sono storicamente battute dai pescatori mazaresi per la pesca strascico del rinomato gambero rosso, sono fondali fangosi che variano dai 400 agli 800 metri.
Sulla materia è intervenuta PescAgri, l’Associazione Pescatori Italiani di CIA, il cui responsabile per la Sicilia Occidentale, Danilo Calamia, ha dichirato in una nota: “Oggi più che mai, ci stringiamo intorno ai marittimi del peschereccio Aliseo e alle loro famiglie: è grande il nostro sconforto. L’annoso problema della sovranità marittima si abbatte ancora inesorabilmente sulla nostra comunità di Mazara del Vallo. Di certo non crediamo che il mare liberum sia una soluzione – sarebbe anacronistico quanto impopolare -, ma nemmeno possiamo fidarci del diritto internazionale che, nonostante la Montego Bay Convention (Giamaica, 10 dicembre 1982), rimane piuttosto impreciso in materia di acque territoriali.
L’interesse per il mare territoriale non può e non deve essere solo di natura economica. I confini territoriali e marittimi hanno una forte funzione difensiva. Stabilisco un confine perché, all’interno della mia porzione di terra o di mare, possa sentirmi protetto, al sicuro. Ecco perché dall’economia si sfocia nella giurisdizione. L’Italia ha il dovere di proteggere i propri cittadini, specie se all’interno delle proprie acque, attraverso l'istituzione di una Blue economic zone nel Mare Nostrum tanto auspicata dall'Osservatorio della Pesca del Mediterraneo.
Chiediamo al governo di darci voce: rivendichiamo il nostro mare e proteggiamo i nostri pescatori. Con la più viva solidarietà per i marittimi di Aliseo”.
Sulla questione nei giorni scorsi, ancor prima della vicenda dei mitragliamenti delle motovedette libiche, i sindacalisti Tommaso Macaddino (Uila Pesca) e Giovanni Di Dia (Flai Cgil), entrambi sono stati vicini ai familiari dei pescatori sequestrati per 108 giorni, dichiararono: “Non può e non deve più accadere che i nostri lavoratori del Mare ed i pescherecci vengano sequestrati e imprigionati dai Libici. Le notizie di oggi devono essere da sprone affinché tutti gli addetti al settore, facciano quadrato attorno alla vicenda del Mediterraneo.
Lavoratori ed Armatori mettono risorse e fatica per stare in mare, alla politica e quindi alle istituzioni repubblicane il compito di difendere il loro lavoro e le loro vite. Di fronte alle dovute comunicazioni della Farnesina, si risponde affrontando le questioni, esaminandone gli aspetti e portando sui tavoli regionale nazionale ed europeo le soluzioni a difesa di un settore economico importante, a difesa e nel rispetto di chi nel ha sacrificato la propria vita per portare a casa un minimo di salario.
Facciamo in fretta, la Marineria di Mazara del Vallo non può aspettare più l’assenza della politica su questa ed altre vicende. La vigilanza pesca deve immediatamente essere posta a presidio di quel pezzo di Mediterraneo oggetto di scorribande da parte di selvaggi di quella parte della Libia che oggi si è riunita tutta in vista di buone elezioni democratiche, Libia ove il presidente Draghi ed il Ministro Di Maio si sono recati nei giorni addietro. Hanno incontrato i vertici del Nuovo Governo Libico e non hanno affrontato: la questione dei 18 pescatori sequestrati senza ragione, ma non hanno affrontato le tematiche del settore pesca e delle questioni del Mediterraneo”.
I due sindacalisti, insieme ai colleghi della Cisl e al vicepresidente del Distretto della Pesca, Gaspare Asaro, all’indomani del mitragliamento dell’”Aliseo” sono stati ricevuti ieri dal sindaco di Mazara, Salvatore Quinci, con il quale avrebbero deciso di istituire un tavolo tecnico permanente sulla questione Libia. Nel frattempo lo stesso primo cittadino mazarese questa mattina è partito con il suo staff a Roma per una missione finalizzata a discutere la questione attraverso vari incontri con rappresentanti istituzionali e dei maggiori partiti; in agenda ci sarebbe un incontro con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio il quale appresa la notizia del mitragliamento del motopesca “Aliseo” si era limitato a ricordare la pericolosità di quel tratto di mare ed il fatto che i pescherecci fossero stati allertati; speriamo che il primo cittadino mazarese mostri le foto dei danni delle mitragliatrici libiche provocati al motopesca “Aliseo” (in foto copertina il foro di un proiettile libico sul vetro della cabina dove stava il comandante Giuseppe Giacalone) ma anche in precedenza al “Michele Giacalone”.
Sempre Di Maio nei giorni precedenti al margine dei lavori del G7 di Londra, ha rilasciato una dichiarazione sulla Libia che fa ben comprendere quali siano gli interessi italiani in quel Paese: “Una sessione del G7 è stata dedicata alla Libia, l'illustrazione, come è giusto che fosse l'abbiamo fatta noi e abbiamo chiesto collaborazione e sostegno sulla stabilità della Libia in generale ma in particolare sul creare nuove opportunità di investimento economico che aiutino il popolo libico ma permettano anche alle nostre imprese di avere più opportunità.
Le imprese italiane nei prossimi mesi cominceranno a costruire l'autostrada che va dal confine tunisino a quello egiziano, cominceranno a costruire l'aeroporto internazionale di tripoli e abbiamo anche avviato un percorso per la ricostruzione dell'aeroporto di Bengasi su cui c'è un accordo di massima”.
Ovviamente altri importanti interessi italiani in Libia sono riconducibili alla lobby dell’energia, del petrolio. Per non parlare del tema dei migranti; è forse solo un caso che negli ultimi anni le unità militari italiane che garantivano la vigilanza pesca a circa 35-40 miglia dalla Libia si sarebbero allontanate non garantendo la necessaria copertura al fine di evitare ai pescherecci pericolosi incontri ravvicinati con le motovedette libiche? Il tema dei migranti, o meglio del business dei migranti, l’Italia e l’Europa tardano ad affrontare adeguatamente.
Il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, in collegamento ieri sera su TgCom 24 commentando i recenti sbarchi di migranti a Lampedusa, ha dichiarato: “Il tema dei migranti va affrontato tanto con l’Europa quanto con i paesi del Nordafrica. Dobbiamo impedire che possa continuare il commercio di carne umana da parte di gente spregiudicata. Questa vigilanza e’ compito di chi si occupa di gestire l’ordine pubblico in Libia e Tunisia. Dobbiamo ribadire all’Unione Europea che ricollocare il migrante che arriva da queste parti è competenza di tutti.
Il trattato va modificato, questo compito non può essere affidato a un solo stato membro. L’Europa deve condividere con noi questo dramma – ha aggiunto Musumeci– Perché tanti giovani africani lasciano le terre d’origine? A che punto sono i progetti di sviluppo dell’Europa con i paesi africani? Non abbiamo saputo determinare un minimo di vantaggio economico per le terre piu’ arretrate per farli restare a casa loro”.
Francesco Mezzapelle