Il Tribunale del Riesame: “Non provata esistenza super loggia” si sgonfia il caso Artemisia

Redazione Prima Pagina Trapani
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25 Maggio 2019 20:47
Il Tribunale del Riesame: “Non provata esistenza super loggia” si sgonfia il caso Artemisia

Pur non essendo fini giuristi avevamo intuito da subito che nell'operazione ARTEMISIA qualcosa non tornasse. Ci eravamo limitati a leggere le carte di alcuni coinvolti, persone che noi conoscevamo bene e che pure molti castelvetranesi conoscevano bene. Quindi una super loggia che in realtà non esisteva ma che ha fatto scattare una delle più imponenti azioni di polizia a Castelvetrano in piena campagna elettorale modificando in modo irreversibile il corso delle elezioni amministrative e che ha consentito ai più, anche testate quotate, di scaraventare tonnellate di fango sulle persone coinvolte.

Ci piacerebbe che alcuni castelvetranesi, e molti giornalisti avessero il coraggio di chiedere scusa ad alcune delle persone che le meritano, altri probabilmente no, ma questo sappiamo che rimarrà un sogno A.Q.       + - - La superloggia denunciata dai pm di Trapani ha una "dimostrazione carente" e "l'interesse per la massoneria" ha "una matrice esclusivamente elettorale". Così i giudici del Tribunale del Riesame hanno motivato la scarcerazione dei 27 arrestati nel blitz Artemisia eseguito dai carabinieri lo scorso 21 marzo su richiesta della Procura di Trapani.

Per il Riesame "non emergono condotte di interferenza organizzate e pianificate dal sodalizio" ma soltanto "singoli rapporti di amicizia o colleganza tra alcune persone senza che sia emerso un organigramma o una mera distinzione tra i ruoli". E' l'indagine della Procura di Trapani in cui venne arrestato l'ex deputato, tra gli altri, Giovanni Lo Sciuto, accusato di aver messo su una loggia segreta che attraverso la concessione di false pensioni di invalidità raccoglieva voti per controllare il comune di Castelvetrano, la città natale del latitante Matteo Messina Denaro.

La motivazione emerge dal provvedimento di scarcerazione che riguarda uno degli indagati poi scarcerati: il commercialista Gaspare Magro. Secondo i giudici del Riesame non è provata l'esistenza di "un comune progetto associativo, atteso che le decisioni assunte da Lo Sciuto erano funzionali a soddisfare il suo esclusivo interesse ad ampliare il suo pacchetto di voti". Infine "i candidati da appoggiare" secondo il Riesame venivano individuati "non tra gli esponenti di tale gruppo segreto ma tra coloro che, dando la disponibilità alla propria candidatura, avrebbero garantito voti al partito".

Fonte (AGI)

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