L’associazione Erythros interviene dopo lo sbrancamento di due eritrine a Piazza Vittorio Veneto e in via Calvino, a Trapani.
“Ancora una volta – si legge in un documento del direttivo di Erythros – Trapani paga il prezzo altissimo dell’incuria e dell’improvvisazione amministrativa: lo sbrancamento di due eritrine secolari non è stato causato soltanto dal vento, ma soprattutto dalla cronica assenza di una manutenzione seria e programmata".
"Le eritrine non sono 'semplici alberi'. Sono patrimonio storico e naturalistico, un bene collettivo che in qualsiasi città civile verrebbe trattato con rispetto e competenza. Un albero con una chioma ed un apparato di rami e foglie come una eritrina secolare assorbe circa quattro milioni di metri cubi di CO2 all’anno, oltre a offrire ombra e mitigare il microclima urbano. A Trapani, invece, da anni si procede con la logica del tagliare, abbattere e dimenticare, senza alcuna visione di rilancio del verde pubblico. Il risultato oggi è sotto gli occhi di tutti”.
“In una recente intervista – continua la nota – l’assessore Emanuele Barbara ha dichiarato che gli interventi di manutenzione avverrebbero ogni 8/9 mesi. L’Associazione chiede trasparenza, con documenti ufficiali che dimostrino tempi e modalità delle potature. Ricordiamo, a titolo di esempio, che: l’eritrina di via Calvino, recentemente sbrancata, era stata esclusa dall’ultimo ciclo di manutenzione; le eritrine di piazza Vittorio Veneto sono state oggetto soltanto di un modellamento della chioma, nell’agosto 2023”.
“Da anni l’Associazione Erythros chiede che le eritrine vengano riconosciute come alberi monumentali, così da poter accedere a fondi specifici per la loro tutela. Anche questa proposta è stata ignorata dall’amministrazione, che continua a nascondersi dietro scuse e dichiarazioni di circostanza, prima tra tutte l’incolumità pubblica che giustifica tagli e abbattimenti che con l’adeguata manutenzione si potrebbero evitare”.
“Non è un caso se lo stato di salute delle eritrine – e degli alberi cittadini in generale – sia disastroso: per decenni, in questo le responsabilità pubbliche e amministrative sono da attribuire anche a precedenti e remote amministrazioni comunali, si è insistito con pratiche di potatura antiquate e dannose, come la capitozzatura, che indebolisce le piante invece di fortificarle. Lo dimostrano i casi del carrubo di piazza Vittorio Veneto, morto dopo interventi scellerati, dei pini del velodromo e delle grevillee della scuola Umberto: tutte vittime della stessa incompetenza e di potature radicali”.
“A ciò si aggiunge l’assurdità di potature effettuate in piena estate o durante la nidificazione degli uccelli, periodi vietati o fortemente sconsigliati. Una dimostrazione lampante – secondo
il direttivo di Erythros – di come il Comune operi senza alcun criterio tecnico, né agronomico, né ecologico ed in spregio alle indicazioni scientifiche che ormai vengono adottate in tutte le città in cui il verde pubblico è considerato un bene comune”.
“Vale la pena ricordare che un singolo esemplare di eritrina può valere fino a 150.000 euro: ogni abbattimento non è solo un danno ambientale e paesaggistico, ma anche un colossale spreco economico. Con la metà di quei soldi si potrebbe garantire una manutenzione professionale e costante, invece di correre sempre dietro all’emergenza”.
“La responsabilità politica e amministrativa è chiara: non ci sono agronomi nel Comune, e le ditte incaricate sono sempre le stesse, prive di competenze adeguate, ma puntualmente rinnovate negli appalti. Il risultato è un cimitero verde che cresce anno dopo anno”.
“Erythros ribadisce con forza: serve il riconoscimento delle eritrine come alberi monumentali e l’accesso a finanziamenti manutentivi mirati; serve un piano di monitoraggio costante affidato a professionisti qualificati, non a ditte improvvisate; serve un direttore dei lavori competente che controlli ogni intervento; serve soprattutto una svolta politica: basta considerare il verde come un fastidio o una spesa inutile”.
“Gli alberi non sono un problema da tagliare via: sono un bene strategico, fonte di benessere, di biodiversità, di equilibrio climatico e di bellezza urbana. È l’incuria, non la natura, a trasformarli in pericoli. – conclude l’associazione – Se l’amministrazione di Trapani non è in grado di capirlo, ne porterà la responsabilità davanti ai cittadini e alle future generazioni”.