“Detti e stradetti”, modi di dire trapanesi: «Va caca a marina!»

L'origine di uno dei detti più conosciuti in città

Maria Chiara
Maria Chiara Conticello
17 Gennaio 2021 02:28
“Detti e stradetti”, modi di dire trapanesi: «Va caca a marina!»

«La saggezza dei savi e l’esperienza dei tempi vengono conservate per l’eternità dai proverbi di una nazione, dalle favole, detti popolari e citazioni» scriveva William Feather, autore ed editore inglese. In tutto il mondo non esiste un luogo che non sia ricco di tradizioni culturali e di storia che, successivamente, hanno dato vita a dei piatti tipici, a delle strade, a delle leggende, ai dei proverbi o a dei detti popolari. Mentre i proverbi forniscono un insegnamento in base alla saggezza, i modi di dire sono delle frasi fatte per esprimere un determinato concetto in modo metaforico e che, il più delle volte, non significano nulla se vengono utilizzati fuori dal contesto.

I modi di dire, quindi, si usano solo al momento giusto per rendere più chiaro un concetto. Per la sua ricchezza storica e per le sue innumerevoli tradizioni, Trapani è ricca di modi di dire che quasi tutti usiamo quotidianamente ma di cui non conosciamo la storia. Tra i più famosi, indubbiamente, non può che esserci il «Va caca a marina!» utilizzata per svincolarsi da discorsi seri o problematici. Questo detto popolare, che è sicuramente uno dei modi di dire trapanesi più utilizzati, ha origini antiche.

Queste risalgono, soprattutto, a quando non esistevano le fognature. In quel periodo, infatti, vi erano trapanesi che avevano la fortuna di avere il cosiddetto cantaro siciliano che, secondo alcuni, prende il nome dall’antica unità di misura di peso e volume, usata a partire dal Medioevo, per le merci. Il cantaro siciliano, chiamato anche pitale, era un vaso di terracotta con i manici alto circa 30 centimetri che veniva utilizzato dagli antenati come gabinetto. Nelle case di campagna veniva collocato in una stanza umida e semibuia con una botola sul pavimento collegata alla stalla.

Nelle case padronali, invece, esisteva un locale bagno nel quale il cantaro era incorporato in una struttura in legno, quasi come una panca con il piano ribaltabile. Erano tante, però, le persone che non potevano permettersi un semplice cantaro. Questa condizione, ovviamente, costringeva i trapanesi ad andare in luoghi lontani dalle abitazioni e quasi periferici come la marina – e più precisamente nella zona di Porta Galli e Via Ammiraglio Staiti – da cui nasce, appunto, il modo di dire.

I detti popolari sono spesso ironici e, oggi, il «Va caca a marina» di ogni trapanese lo è sicuramente. Ma essi, però, a volte nascondono anche le storie vissute dai nostri antenati di cui non siamo a conoscenza. Storie che dimostrano quanto le cose che reputiamo banali, il più delle volte, non lo erano per i nostri antenati che, però, trovavano sempre un’alternativa, che oggi potremmo ritenere originale, per migliorare la situazione.

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