«Sono vicino a tutti i miei colleghi e capisco davvero la rabbia di questo momento, visto che la vivo anch'io in prima persona». Barbieri e parrucchieri lamentano una condizione di disagio alla luce del DPCM dello scorso 28 Aprile che vede congelata la possibilità di riaprire le porte ai propri clienti, fino all'1 Giugno. Abbiamo ascoltato Davide Greco, palermitano ma ormai trapanese da cinque anni e co-founder della SCARECROW: «So che abbiamo aspettato tanto e che l'1 Giugno è a solo un mese di distanza ma senza aiuti, senza alternative: altri 30 giorni sono davvero troppi.
E' davvero troppo, soprattutto per chi ha una famiglia sulle spalle». Sembra una lotta dettata dall'istinto del momento mediata dalla parte razionale: «Credo anche che queste linee di azione siano state prese con tutti i buoni propositi con l'intento, soprattutto, di tutelarci e tutelarvi. Comprendo – però - quanto sia diventato tutto insostenibile; da domani nasceranno nuove preoccupazioni, se non si presterà attenzione è probabile che aumentino i contagi. Questo, sicuramente, porterebbe ad un prolungamento delle chiusure delle attività come quella mia.
Che faremo? Fino a quando staremo chiusi? Pretendiamo un aiuto concreto per chi deve ancora rispettare la chiusura! Non possiamo andare avanti senza neanche aver ricevuto i 600 euro che ci sono stati promessi dallo Stato. Noi – continua – abbiamo rispettato i vari decreti, adesso è il momento di rispettare i patti e darci i soldi che tante famiglie aspettano». L'attenzione viene rivolta a tutti i cittadini che da domani si riverseranno per strada e che torneranno, seppur a singhiozzo, a respirare l'aria della bramata normalità: «A tutti coloro i quali leggeranno queste righe chiedo di rispettare le giuste distanze, sia per voi stessi ma anche per la categoria di tutti quei lavoratori, come noi barbieri, costretti a non lavorare fino all'1 Giugno.
Permetteteci di arrivare almeno a quella data con la certezza di poter davvero riaprire. Non fate i soliti menefreghisti, abbiate rispetto anche per noi». Davide Greco va però contro corrente con le accuse rivolte agli abusivi: «La nostra categoria chiede di riaprire; non vogliamo andare contro il decreto. La convivenza del virus non deve vissuta solamente da una frangia della popolazione o commercianti, ma da tutti: siamo con le spalle al muro! Ho iniziato da abusivo e premetto che non li ho mai criticati.
Si comincia così, come ho fatto io, tanti altri barbieri, dal lavoro di casa. E nemmeno siamo nella posizione di puntare il dito contro un ragazzo di cui non si conosce la propria situazione economica, se ha famiglia a carico o meno. Critico, invece, chi si può permettere una vita agiata ma si fa ricevere in casa di clienti abitudinari». Davide trova un punto di sfogo tramite i suoi canali social, confrontandosi con colleghi del settore e con maggiore esperienza. I suoi 371 mila followers su Instagram non gli permettono un giudizio definitivo e a caldo: «Non volevo mancare di rispetto ai miei colleghi.
Ho preferito parlare con loro per conoscere il loro punto di vista. Se non ho lanciato un messaggio immediato è per questo motivo: i confronti nonostante io sia un influencer in questo mondo. Devo stare attento a cosa dico, pesando con meticolosità ciò che comunico. Cerco aiuto dai miei colleghi di Palermo e Milano, abbiamo parlato anche con qualche esponente della politica sperando che tutto si risolva nel più breve tempo possibile».