​Crisi idrica in Sicilia occidentale. “Agricoltura al collasso, urgono interventi strutturali”

Documento della CNA denuncia gestione dissennata delle risorse da parte del Governo regionale

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
30 Luglio 2025 17:21
​Crisi idrica in Sicilia occidentale. “Agricoltura al collasso, urgono interventi strutturali”

La crisi idrica non è più una semplice emergenza, ma un disastro sistemico annunciato che rischia di divenire irreversibile per l’economia agricola della Sicilia occidentale.

Lo dichiarano i rappresentanti di CNA Trapani, Andrea Di Gregorio (presidente Produzione e Bevande), Antonio Spezia (presidente Agricoltura) e Girolamo Sugamele (presidente Produzione Alimentare), denunciando “anni di mancanza di interventi strutturali e la gestione dissennata delle risorse idriche da parte del Governo regionale: invasi lasciati senza manutenzione, reti irrigue vetuste e fatiscenti, perdite enormi lungo le condotte e una burocrazia paralizzante che rallenta ogni possibilità di intervento tempestivo”.

“Non è ammissibile – dicono – che in una terra come la nostra, storicamente fondata sull’agricoltura e sulla qualità delle sue produzioni, si continui a disperdere l’acqua in mare mentre i campi si seccano e le aziende chiudono. L’acqua è una risorsa vitale: sprecarla equivale a condannare il futuro della Sicilia”.

Nel dettaglio, la Confederazione nazionale artigiani di Trapani segnala che le perdite nei raccolti, specialmente nei vigneti, negli uliveti e nei campi di ortaggi e cereali, raggiungono punte anche del 70% in alcune aree, e che “le quantità d’acqua effettivamente disponibili per l’irrigazione non coprono neanche lontanamente il fabbisogno reale delle imprese”. Di fronte a questo scenario, “è evidente che i ristori promessi non bastano: 150 euro per ettaro sono una misura simbolica e, per chi vive di agricoltura, persino mortificante, perché non coprono nemmeno una frazione dei costi sostenuti dalle aziende.

È chiaro che la campagna agricola 2025 si prefigura tra le più drammatiche degli ultimi decenni e che - senza un piano concreto e tempestivo- moltissime aziende agricole, già messe in ginocchio da anni di crisi, rischiano di chiudere definitivamente già dalla prossima primavera”.

“Le conseguenze – aggiunge il sindacato di categoria – non sarebbero solo economiche, ma sociali, culturali e occupazionali: in gioco non c’è solo la vendemmia o la raccolta delle olive, ma la sopravvivenza stessa delle comunità rurali della Sicilia occidentale. L’abbandono dei campi significa anche abbandono dei territori, con paesi sempre più svuotati e giovani costretti ad andarsene. La mancata coltivazione dei campi è poi tutto che altro che deterrente per gli incendi che, anche in queste ore, stanno deturpando i nostri territori”.

A difesa del prezioso lavoro degli agricoltori, e di comparti fondamentali come il vino, l’olio, il grano, l’ortofrutta e le produzioni locali che rappresentano da sempre la spina dorsale dell’economia del territorio, CNA Trapani chiede dunque alla Regione Siciliana di agire subito, prima che l’emergenza si trasformi in un’irreversibile condanna.

“È necessario che il Governo regionale non si limiti più a misure tampone, ma pianifichi sin da subito risorse economiche e avvii una strategia infrastrutturale e organizzativa a lungo termine, capace di garantire sicurezza idrica, continuità produttiva e resilienza del territorio. Servono investimenti mirati, manutenzione costante degli invasi, modernizzazione della rete di distribuzione e una gestione unitaria, efficiente e trasparente della risorsa più preziosa: l’acqua”.

“Bisogna intervenire con risorse straordinarie per mettere in sicurezza e riattivare la diga Trinità, ripristinare le reti di distribuzione dell’acqua, ammodernare i sistemi di controllo e avviare una gestione dell’acqua più efficiente e pianificata”.

La CNA richiama inoltre l’attenzione sull’articolo 54 del Testo Unico del 1933, che prevede che i Consorzi di bonifica (enti pubblici incaricati della gestione delle acque e delle opere di bonifica) siano amministrati dai consorziati, ovvero dagli agricoltori e dai proprietari dei terreni ricadenti nel comprensorio. Questo principio, tuttora valido, garantirebbe la partecipazione diretta degli imprenditori agricoli alla gestione dell’acqua, alla pianificazione e alla manutenzione delle opere. “La Regione, in vista della riforma dei consorzi in discussione all’Assemblea Regionale Siciliana, deve garantire che questo modello democratico e partecipativo venga rispettato e rafforzato, coinvolgendo realmente gli agricoltori nei processi decisionali, per restituire efficienza, trasparenza e concretezza alla governance dell’acqua”.

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