“Come si fa a non essere turbati di fronte a tanta ferocia disumana?” le parole del vescovo Mogavero in ricordo di Nicoletta Indelicato

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
27 Marzo 2019 07:39
“Come si fa a non essere turbati di fronte a tanta ferocia disumana?” le parole del vescovo Mogavero in ricordo di Nicoletta Indelicato

Nel corso del funerale della giovane Nicoletta Indelicato, barbaramente uccisa nei giorni scorsi, ha colpito molto l’Omelia pronunciata dal vescovo di Mazara del Vallo, Mons. Domenico Mogavero, ve la riproponiamo integralmente:   Prima lettura: Sap 4,7-15 Vangelo: Lc 23, 44-46.50.52-53; 24, 1-6 1. “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me” (Gv 14,1). Questa parola del Signore Gesù a poche ore dall’inizio della sua passione la sento risuonare, forte e insistente insieme, in me; e io, pastore di questa Chiesa, la offro a quanti siete qui riuniti per affetto, amicizia, solidarietà umana verso Nicoletta e verso i suoi familiari.

E questo invito lo riceviamo e lo accogliamo con docilità e disponibilità. Ma nello stesso tempo non possiamo fare a meno di rivolgerci al Maestro perché ci aiuti a capire, anche se sappiamo già che sarà assai arduo comprendere quanto è accaduto, perché il tutto supera le nostre capacità razionali e anzi ripugna decisamente al nostro spirito e fa ribellare tremendamente la nostra sensibilità. Signore Gesù, come si fa a non essere turbati di fronte a tanta ferocia disumana? Come si fa a non essere turbati di fronte a un massacro assolutamente immotivato, quali che possano essere stati gli impulsi che hanno scatenato una violenza fredda e inaudita? Come si fa a non essere turbati di fronte all’assassinio di una persona sola e indifesa, vittima di un disegno perverso, orchestrato sotto l’influsso del diavolo, ispiratore di tutto il male che nasce nel cuore umano, traviato dal peccato? Ma la tua parola è chiara e determinata e noi la facciamo prevalere sui nostri sentimenti: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”.

E noi crediamo in te e ci fidiamo di te; ma tu sostieni e aumenta la nostra fede con la forza e la luce della parola che abbiamo ascoltato. 2. Il libro della Sapienza ci offre una prima consolante assicurazione: il giusto strappato prematuramente alla vita “si troverà in un luogo di riposo”. La terra, in qualche modo, era diventata ostile a questa creatura di Dio perché era circondata da peccatori ed è parso bene a Dio, che l’amava, preservarla portandola con sé, “perché la malvagità non alterasse la sua intelligenza o l'inganno non seducesse la sua anima”, Questa parola è sicuramente vera, ma come giunge essa al cuore di chi piange e non si rassegna di fronte a una morte, sopravvenuta come un ladro che si porta via tutto, lasciando solo devastazione e vuoto? Non è facile da assimilare; è simile a una medicina, amarissima al palato, ma da mandare giù perché rimedio efficace e salvifico.

Vedere devastato l’amore verso la propria creatura, per far posto alla predilezione di Dio verso di essa, è assai crocifiggente. E molti non capiscono, come ha osservato l’autore del libro della Sapienza, e urlano a Dio la loro indignazione, perché – pensano – se Dio esiste ed è buono non deve permettere certe mostruosità. Ma a quanti sono costernati e non sanno darsi una ragione Dio risponde che comprende il dolore di chi piange una persona cara, uccisa da mano crudele e da mente sconvolta da passione folle; tuttavia, chi è morto è associato a Cristo morto e risorto e introdotto con lui nel regno della beatitudine e della pace, dove Dio “asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate" (Ap 21,4).

3. Anche questa parola è certa ed è stata proclamata a questa nostra assemblea orante. Ed è l’annuncio della risurrezione, ultima parola della storia di ciascuno e di tutti; realtà luminosa che toglie alla morte la pretesa di essere la pietra tombale della vita. Le tenebre di mezzogiorno si concludono alle tre con il grido di Gesù: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Un’invocazione che, magari con parole diverse, possiamo immaginare quella notte nella mente e nel cuore di Nicoletta negli ultimi terribili istanti di vita, prima di essere accolta nell’abbraccio del Padre misericordioso.

E il lungo silenzio che ne seguì preparò, come il silenzio del sepolcro del Cristo, la luce dell’annuncio pasquale: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato”. E questa è la sfida che ci pone la nostra fede, nel vedere e accompagnare con affetto le spoglie mortali di Nicoletta: noi crediamo che essa vive in Dio e che in questo momento è unita alla nostra assemblea eucaristica e si unisce alla nostra preghiera. 4. illuminati e confortati dalla parola che è via di verità e di vita, raccomandiamo alla misericordia di Dio l’anima della nostra sorella Nicoletta affinché, purificata dalla violenza della morte, possa godere la visione beata della santa Trinità.

E affidiamo alla Santa Madre di Dio, nella solennità dell’annunciazione, i familiari angosciati e ancora increduli, affinché con la sua materna intercessione dia pace e conforto al loro immenso dolore, nel ricordo del grande amore che hanno donato alla loro carissima Nicoletta.”   Mons. Domenico Mogavero

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