Come affrontare bullismo e cyberbullismo?

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
27 Marzo 2021 20:30
Come affrontare bullismo e cyberbullismo?

Il termine bullismo viene spesso utilizzato per riferirsi a fenomeni di violenza tipici degli ambienti scolastici, ma può verificarsi anche in altri contesti sociali riservati ai più giovani. Negli ultimi anni è diventato un fenomeno preso in considerazione per la sua pericolosità perché causa alla vittima dei problemi di natura psicologica. Negli ultimi tempi, inoltre, si sta avviando una nuova forma di bullismo che prende il nome di “cyberbullismo” che avviene tramite i social network.

Ogni persona deve farsi questa domanda:” E se la vittima fossi io?” Rispondere a questa domanda di certo non è facile, ma si può ricorrere a dei rimedi. Ad esempio, si può chiedere aiuto ai propri genitori, insegnanti, amici e compagni di classe perché il silenzio è la cosa peggiore per la vittima. Chiedere aiuto è qualcosa di molto importante perché non si è più soli ad affrontare il bullo, ma è un gruppo che agisce insieme. Inoltre, si può agire anche legalmente rivolgendosi ai Carabinieri e alla Polizia di Stato perché il bullismo è un reato penale sanzionabile.

E il cyberbullismo? Questo è un problema che non solo coinvolge i giovani, ma anche gli adulti e consiste in atti di intimidazione, persecuzione e diffamazione mediante i social network. Con la legge italiana del 29 maggio 2017 il cyberbullismo è diventato un reato penale e per sporgere querela ci si può rivolgere alla Polizia Postale. Una vittima di bullismo e cyberbullismo è stata una ragazza di nome Diana e questa è la sua brutta esperienza e come è riuscita ad uscirne: “Mi dicevano che se mia sorella era handicappata allora lo ero sicuramente anche io e che allora starmi vicino faceva schifo e che me ne dovevo andare e starmene da sola.

Hanno incominciato prima a perseguitarmi a parole ed urla, quotidianamente, senza tregua. Poi è arrivato il momento degli atti fisici: dagli sputi dentro il mio piatto in mensa agli spintoni e sgambetti in corridoio e così via. Ogni giorno. Il 25 gennaio 2017 una compagna di scuola mi seguì in bagno urlando, all’interno mi bloccò contro il muro e mi minacciò di morte con un taglierino puntato alla gola. Fortunatamente poi se ne andò. Io rimasi immobilizzata. Poi, una volta ripresami, andai a prendere il cappotto per andarmene a casa: l’ho ritrovato completamente tagliato e stracciato dal taglierino.

A quel punto mia madre è potuta andare con prove tangibili a parlare con la Professoressa di turno e ancora non riesco a credere a cosa rispose a mia madre: “Signora, ma io mica sono un’esperta di cucito, cosa vuole che ne sappia se quel taglio lo ha fatto sua figlia o un’altra ragazza?” A quel punto mia madre mi ha subito cambiata di istituto. Il problema dei bullizzati è che iniziano a incolpare loro stessi della situazione in cui si trovano e quindi poi mettono in atto delle forme di autolesionismo che possono portare ad epiloghi gravissimi, in alcuni casi purtroppo anche al suicidio.

Dopo un po’ di tempo nella nuova scuola ho avuto il coraggio di scrivere della mia esperienza in un tema, che poi la mia professoressa ha voluto condividessi con tutta la classe. La reazione dei miei nuovi compagni è stata il contrario di quella a cui ero abituata: mi hanno chiesto se volessi parlarne con loro, se avevo bisogno di aiuto, mi hanno coinvolto sempre più. Intanto, nonostante la lontananza, i miei vecchi compagni continuavano a perseguitarmi sui social, ma a quel punto per me non esistevano più.” Da quello che abbiamo letto, possiamo dedurre che mettere delle barriere contro il bullismo è decisamente importante per sviluppare meccanismi di difesa non solo contro il prepotente, ma anche per le situazioni che ci riserverà il futuro.

  Alessandro Palermo

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