Dodicesima puntata della rubrica storica che approfondirà le origini dei quartieri trapanesi: un ritorno al passato, per conoscere meglio la storia della città dei due mari e delle strade che ogni giorno percorriamo. La città nuova è costituita da nove rioni: Marinella, Santa Teresa del Bambino Gesù, Sacro Cuore, Cappuccinelli, Saline, Palma, Borgo Annunziata, San Giuliano e Fontanelle. Il Rione Santa Teresa del Bambino Gesù comprende la zona volgarmente chiamata “campu nozzu”.
Quest’ultimo era un campo ricavato in uno slargo nei pressi dell’attuale caserma dei carabinieri - costruita nel 1919 su progetto dell’architetto Francesco La Grassa - e che aveva come fondo gli scarti di carbone delle locomotive. Era utilizzato soprattutto da tanti ragazzi che, saltando la scuola, trascorrevano parte della mattinata giocando.
Il rione confina a sud con via XX settembre – che ricorda la presa di Roma per mano dell’esercito italiano dopo la breccia di Porta Pia -, ad ovest con via Orlandini – un poeta trapanese del XVI secolo -, ad est con via Tunisi e a nord col lungomare Dante Alighieri.
All’interno del rione si trova il campo sportivo Aula, il campo polisportivo del Coni, il complesso “Serraino-Vulpitta”, la caserma dei Vigili Urbani e la Chiesa dedicata a Santa Teresa del Bambin Gesù. Quest’ultima fu costruita nella seconda metà del ventesimo secolo su disegno dell’Ingegnere Luigi Lo Verso e dal Vescovo Monsignor Mingo.
I lavori, iniziati nel 1955, terminarono il 24 settembre 1960 ma la Chiesa venne eretta a Parrocchia con Bolla del 29 giugno 1955. Degna di nota è sicuramente la piazza in cui, ad oggi, si trova la caserma dei Vigili Urbani. Chiamata da tutti “Piazza delle Vergini”, risulta essere un errore in quanto la piazza si chiama “Piazza delle Menigi”. Il nome ricorda le prime sorgenti che alimentarono la città.
Precedentemente, infatti, l’approvvigionamento idrico era assicurato, oltre che da pozzi e cisterne che si trovavano dentro la città, dalla “Sorgente Menigi” posta, invece, ad oriente e più precisamente un terzo di miglio fuori dalle mura. La posizione, non certamente centrale, costringeva gli abitanti che volevano rifornirsene ad uscire fuori dalle mura. Questo portò all’assunzione dei privati che aprissero, di notte, due porte di levante – Porta Vecchia e Porta Nuova –. Proprio in Piazza delle Menigi, si trovava una torre piezometrica chiamata “a Ugghia” che, negli anni sessanta, divenne protagonista di alcuni accumuli di scarti di alcune fabbriche presenti in piazza – come una fabbrica di pentole, ceramica o di marmo –.
Nei pressi della Piazza, inoltre, si trovava una stalla del signor Di Vita – denominato “Ciacalella” – in cui, oltre a prendere il latte, si andava per respirare aria adatta a sedare gli effetti della tosse compulsiva che colpiva tanti bambini. Gli stessi che oggi raccontano con emozione ciò che è stato questo Rione per la loro giovinezza: la guarigione dopo una brutta influenza e il posto utile per nascondersi dai genitori dopo aver saltato la scuola. In poche parole, rappresenta quella Trapani che non c’è più ma che rimane viva nei cuori dei trapanesi.
Chiara Conticello