Gli operai della Trapani Servizi sono in cassa integrazione: 40 sui 96 totali, per via dello stop alla lavorazione dei rifiuti. Un provvedimento che avrà valore fino al 5 maggio.
Il ricorso al «fondo bilaterale di solidarietà», lo strumento che eroga la cassa integrazione ai lavoratori sospesi da attività per ragioni indipendenti dalle volontà aziendali, è arrivato in seguito a un vertice che l’azienda ha avuto con le sigle sindacali in quanto la Trapani Servizi, al momento, si trova in una situazione di «fermo impianto».
A febbraio i tecnici dell’Arpa hanno effettuato un sopralluogo alla discarica di Gela dove venivano conferiti i rifiuti lavorati alla Trapani Servizi, e accertato come i valori dei sovvalli, i rifiuti lavorati, all’impianto della società, non rispettasserotutti i requisiti previsti dalla normativa vigente. Da qui il fermo e l’autorizzazione della Regione a tutti i Comuni che prima portavano l’indifferenziato alla Trapani Servizi, di conferirli in altre discariche.
Il secco dei Comuni del Trapanese arrivano oggi a Catania, con un notevole incremento dei costi di trasporto, tutto a carico dei Comuni i quali, alla fine, dovranno rivalersi sui cittadini. Motivo per cui si prevede un importante incremento della prossima Tari.
Nell’intesa che sancisce la cassa integrazione per 40 dipendenti, nello specifico 38 operai e 2 impiegati, viene precisato che “la società dovrebbe ritornare a regime e si presume che per il 5 maggio saranno superate le criticità emerse al momento".
Allo stesso tempo «si concorda la ripresa dell’attività e il rientro a tempo pieno di tutta la forza lavorativa per il 6 maggio”, mentre la Trapani Servizi si impegna, “nel caso dovessero manifestarsi esigenze lavorative, alla eventuale rotazione del personale, in relazione al settore e alle mansioni necessarie per l’espletamento delle attività lavorative".