Via Cortina – oggi Via Nunzio Nasi – è sempre stato uno dei fiori all’occhiello della città di Trapani.
Le tradizioni, la cultura e i profumi che si respiravano in quella via – in particolare negli anni Sessanta e Settanta – sono difficili da raccontare, perché purtroppo rimangono solo ricordi.
La Pizzeria Calvino e la Casa del Vino sono soltanto due degli storici locali che intrattenevano tanti trapanesi che, in quegli anni, vivevano a pieno le bellezze di Via Nunzio Nasi.
A rendere speciale quella strada, poi, c’era una signora bassina e robusta che, grazie alla sua deliziosa cucina, riempiva la via di un profumo tanto amato dai trapanesi: la frittura.
Si chiamava Giovanna e aveva scelto di trasferirsi a Trapani nonostante fosse palermitana. Non a caso, infatti, per tutti era A Za Giuvanna ma, più comunemente, A Palermitana.
Insieme al marito e alla sorella, a Za Giuvanna aveva avviato una piccola attività commerciale che riusciva a rendere felici tutti grazie ai suoi panini ripieni di panelle e cazzilli al solo costo di 35 lire.
Il suo era un locale piccolo, proprio come l’angolo di cottura dove si alternavano la sorella e il marito. Quest’ultimo, che per tutti era U Zu Ciccio, la mattina era solito andare in giro con la sua bicicletta per vendere panini in strada.
Sebbene il locale fosse angusto, però, non mancava mai una panca dove era possibile sedersi. E non mancava mai nemmeno lo sgabello dove a Palermitana stava sempre seduta, nonostante fosse il doppio della sua altezza.
A suon di «sale e pepe ciu voli?» – che, aspettando la risposta del cliente, intanto metteva – A Za Giuvanna diventò una colonna portante di Via Nunzio Nasi, facendosi apprezzare da tutti: i bambini – che non resistevano a quell’odore così forte e delizioso di frittura –, gli studenti – che giornalmente passavano davanti al negozio prima di andare a scuola – e persino gli adulti – che si fermavano al locale prima di recarsi alla Casa del Vino –.
Quello della Palermitana, insomma, era un vero e proprio luogo d’incontro ma si racconta fosse, simpaticamente, anche un incubo per gli altri commercianti che si ritrovavano nel proprio locale degli oggetti sporchi di olio di frittura.
Una frittura che non annoiava ma, anzi, invogliava tutti. Una frittura che non può essere paragonata a quella di oggi e un odore che non sarà mai come quello di ieri.
Odori così forti e genuini che, tutt’ora, rimangono impressi nella mente dei trapanesi che in Via Nunzio Nasi hanno trovato ristoro e felicità: sensazioni di cui oggi rimangono solo ricordi.
Illustrazione (liberamente ispirata) di Giada Barbara.