La linea tra ciò che diverte ed intrattiene e ciò che è pericoloso, è labilissima (Riflessioni di una madre social) Abbiamo tutti almeno un cellulare a persona a disposizione, abbiamo account sui social, Facebook, Instagram, Twitter e compagnia bella, abbiamo tutti una vita reale ed una vita social. Tra i fruitori dei social, oltre agli adolescenti e ragazzi, molti sono adulti e genitori e tra questi ultimi oltre a mostrare spesso se stessi mostrano sempre i figli, anche piccoli, piccolissimi.
Ora, posto che è comprensibile avere il piacere di mostrare un figlio per raccontare al mondo l’amore che si prova, per testimoniare la felicità nell’essere genitori, per condividere quella gioia che fa scoppiare il cuore, comprensibile non è l’esagerazione. L’esasperazione, l’eccesso. E’ un dato di fatto che non tutti sono Fedez e Ferragni e che, quindi, non tutti possono aspirare ad essere, e far diventare a loro volta i figli, influencer. Impariamo a guardare bene la realtà, quella che ci appartiene non quella virtule.
E lungi da chi scrive pensare al numero di foto o video postate sui proprio figli o sui bambini (io per prima usufruisco dei social e me ne guarderei bene, ognuno pubblica ciò che vuole), penso invece a quel dilagante caso in cui i genitori si ergono ad agenti dei propri bimbi e li pubblicano a scadenza regolare per farli diventare baby influencer. Questo fenomeno diventa drammatico ed emergenziale se per farlo si “usano” le bambine in posa perennemente ammiccanti. Un conto è postare un bimbo o una bimba che soffia le candeline, che gioca al parco, che fa il bagno al mare con i braccioli di Frozen o dei Gormiti, per esempio, ben altro è postare una bambina con un body bianco o color carne sgambato che ancheggi sulle note di Irama, facendo mostra di un seno acerbo leccando un ghiacciolo con la madre che suggerisce le movenze.
Eh si, perché a scandagliare bene i social capita, purtroppo, di incappare in account seguitissimi (dato che fa riflettere) in cui appaiono video di bambine, di età tra i 8 e 9 anni ed 12, che con vestiti succinti, sexy e movenze da soubrette smaliziata ballano e cantano e ammiccano. Il problema è sempre declinato al femminile: le bambine mostrate e le mamme (entrambi i genitori sono il problema, per la verità) che non solo lo consentono, le incitano. Le mamme registe sono l’aspetto che più mi scombussola, lo scrivo onesta tristezza.
Impossibile che una bambina di 8 o 10 anni possa avere la responsabilità e la consapevolezza di quello che fa. E’ impossibile capisca tutti i messaggi che manda il suo corpo. Impossibile che comprenda l’impatto che ha su se stessa e sugli altri. Di certo è possibile che si senta grande, che si senta bellissima, che si senta invincibile, e di certo che si senta nel giusto perché mamma e papà approvano. Queste bambine altro non sono che bombe che scoppieranno prima o poi. Sono inconsapevoli kamikaze.
Sono inconsapevoli vittime dei genitori, sembra un ossimoro ma la realtà...ci conferma che il bisogno di apparire dei genitori fa perdere la ragione. E’ naturale vantarsi della bellezza della propria figlia, però nei limiti del perimetro in cui sopravvive l’intelligenza. Poi è vanità…e quando è troppa arrivano devastanti le sabbie mobili del nulla e del vuoto. Queste bambine di fatto sono messe appese a testa giù su burroni senza fondo. Abbiamo idea dei danni emotivi, psicologici e sociali che scavano dentro quelle bambine? Inconsapevoli alimentano i mostri della bellezza come arma e fine supremo e la popolarità come premio e meta irrinunciabile.
Aberrante se si pensa che tutto questo è pesante da portare sulle spalle seppur è impalpabile e al momento non visibile. E’ un reato rubare l’infanzia e l’ingenuità alle bambine. In questo periodo in cui la morte della bambina di dieci anni per un gioco di TikTok ha scoperchiato la drammatica realtà di tutti i minori che sono totalmente assorbiti dai social e la realtà delle bambine sexy è il caso di fermarci e riflettere: vogliamo davvero creare tutti questi mostri? Vogliamo davvero accettare tutto questo e non dire e fare nulla? Questa solitudine innaffiata da superficialità ci seppellirà.
Lasciamo che i bambini facciamo i bambini, che le bambine facciano le bambine e che i genitori, questo sopra ogni cosa, FACCIANO I GENITORI. I figli si proteggono non si buttano come carne da macello per like e cuori. Siamo noi che accendiamo il telefono, carichiamo il video e inviamo, siamo noi che abbiamo il grande potere di non farlo, siamo noi adulti che dobbiamo indignarci e capire che senza cervello e anima accesa il telefono ed il pc sono armi pericolosissime e puntate solo ed esclusivamente contro noi stessi.
Io intanto persevero con sempre maggiore costanza a leggere a mia figlia storie delle donne straordinarie, persevero ad impastare biscotti e fare puzzle, persevero nel dialogare su tutto e nel chiedere continuamente cosa sentono e se hanno voglia di raccontarmelo, e lotto a mio modo questo stato di cose che mi atterrisce. Io ne ho una paura folle. Ho paura del vuoto emotivo. Riflettiamo seriamente…tanto seriamente da denunciare casi che vanno oltre mettendo in pericolo le bambine. Maria Elena Bianco