Pesca, Libia, progetto-pilota “Open Sea” fra Agripesca e Autorità di Misurata. Lo ha illustrato l’armatore mazarese Nicola Giacalone.

Redazione Prima Pagina Trapani
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13 Ottobre 2019 11:01
Pesca, Libia, progetto-pilota  “Open Sea” fra Agripesca e Autorità di Misurata. Lo ha illustrato l’armatore mazarese Nicola Giacalone.

Nella mattinata di sabato 12 ottobre si è svolto a Mazara del Vallo un importante incontro con rappresentanti delle diverse marinerie siciliane promosso dal presidente regionale di Agripesca, Toni Scilla, e che ha visto la partecipazione, fra i molti intervenuti, del neo parlamentare europeo Giuseppe Milazzo, componente della Commissione Parlamentare Pesca a Bruxelles. Il confronto –come ha ricordato Toni Scilla nel suo intervento- è servito a creare la giusta sinergia e l’indispensabile avvicinamento tra la Sicilia e Bruxelles in guisa tale da evitare che gli organismi comunitari emanino normative e regolamenti che non tengano conto della specificità della pesca nel Mediterraneo, nelle diverse sue tipologie: pesca artigianale, pesca del tonno rosso e del pesce spada e pesca d’altura a strascico.

“Serve –ha sottolineato Scilla- anche una modifica profonda e sostanziale dell’assurdo e non accettabile regolamento sanzionatorio e una adeguata e moderna politica di marketing che consenta una commercializzazione del pescato che produca un aumento del reddito sia per le imprese, sia per i pescatori”. A prendere la parola in rappresentanza dei diversi armatori mazaresi aderenti ad Agripesca è stato Nicola Giacalone (vedi in foto di copertina nel corso del suo intervento) il quale ha focalizzato il suo intervento in particolare sulla “questione Libia” (Giacalone conosce bene la Libia in quanto da tempo ha dei pescherecci in società con armatori di Misurata).

Giacalone all’inizio dell’intervento ha criticato il recente progetto di accordo, poi subito “sospeso”, forse per il troppo imbarazzo procurato al Governo Italiano, tra Federpesca e la Libyan Military Investment and Public Works Autorithy, società vicina al cosiddetto Esercito nazionale libico (Lna) legato al generale Khalifa Haftar, nemico del governo di Tripoli; il progetto avrebbe permesso, grazie ad una società di intermediazione maltese, ad una decina di imprese pescherecce disposte a pagare una quota mensile (10.000 euro per ognuno dei pescherecci impegnati), e 1,50 euro per kg di pesce pescato, di esercitare la pesca del gambero rosso all’interno della ZEE Libica (istituita unilateralmente nel 2005 e che si estende 62 miglia oltre le 12 territoriali).

Sulla vicenda si erano registrate diverse prese di posizione da parte di associazioni armatrici, escluse dall’accordo, e di politici. Così Nicola Giacalone ha illustrato un progetto-pilota implementato fra Agripesca e le Autorità di Misurata: “A scanso di equivoci, affinchè gli armatori mazaresi non si lascino abbindolare dai primi venditori di fumo, voglio ricordare che la legge libica vieta severamente il rilascio di licenze di pesca a battelli stranieri , è un regolamento che vige dal 1970.

Visto che è un problema che non possiamo superare, ancor più con la crisi politica interna oggi in Libia, abbiamo scelto un altro metodo di lavoro, iniziando dal basso. Abbiamo iniziato a interloquire con il Sindacato degli Armatori Libici per vedere quali sono le loro e nostre problematiche. Mi sono recato qualche volta in Libia in questi mesi. Dopo otto mesi di duro lavoro, attraverso anche una difficile corrispondenza, siamo arrivati ad una conclusione. Loro hanno bisogno di strutture, del nostro aiuto tecnologico e della formazione e noi abbiamo bisogno di pescare in Libia.

Quando si parla di pesca in Libia non si intende solo pesca a strascico ma anche altri tipi di pesca, vedi ad esempio la pesca con le nasse, con la volante, e la pesca a del tonno; loro –ha sottolineato Giacalone-  sono pertanto interessati a sviluppare la pesca artigianale, quindi questa iniziativa va ad aiutare settori che noi non facciamo più a Mazara”. Nicola Giacalone ha così continuato: “con Toni Scilla abbiamo condiviso così un progetto-pilota in un piccolo porto libico che poi si potrebbe replicare ad altri porti.

Così abbiamo iniziato con le Autorità della città-fortezza di Misurata, una città molto sicura, a mettere su il progetto. Le Autorità libiche, il Governatore in primis, sono molto contente per il nostro approccio, andiamo a toccare la ‘carne viva’ dei pescatori, non c’è un organizzazione comunitaria o statale che ci cala dall’alto cosa fare. Noi diciamo loro di cosa abbiamo bisogno, non di grandi cose, di milioni di euro o altro. Siamo arrivati pertanto ad un accordo, un progetto-pilota che si chiama “Open Sea” (Mare Aperto) ove tracciate le grandi di linee su come muoversi, poi affronteremo i dettagli.

Toni Scilla è andato alla Farnesina per proporre il progetto e gli hanno detto: ‘non è il momento’. Ma noi non possiamo mollare la questione”. Infine l’armatore mazarese si è rivolto all’eurodeputato Giuseppe Milazzo: “abbiamo questo progetto, per il quale servono soltanto un paio di milioni di euro, che Le consegniamo, dovete accompagnarlo, serve infatti il supporto di Bruxelles per inserirlo in un quadro giuridico-normativo che ci consenta di lavorare tranquillamente e dare serenità ai pescatori”.

Francesco Mezzapelle  

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