​Nei fondali delle Egadi recuperati un elmo Montefortino e 30 armi tra spade, lance e giavellotti

Localizzati nell’area in cui si svolse la battaglia del 241 a. C. della prima guerra punica

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
05 Settembre 2025 12:34
​Nei fondali delle Egadi recuperati un elmo Montefortino e 30 armi tra spade, lance e giavellotti

Un altro eccezionale recupero archeologico è avvenuto nelle acque delle Isole Egadi, a opera dei subacquei della Società per la documentazione dei siti sommersi (Sdss), guidati da Mario Arena sotto la supervisione della Soprintendenza del Mare, con il supporto dell’Area marina protetta, del Comune di Favignana e della Capitaneria di porto. Tra i reperti riportati in superficie, spicca un elmo di bronzo del tipo “Montefortino”, in straordinario stato di conservazione e completo di paraguance. Un manufatto che proviene dall’area in cui si svolse la battaglia delle Egadi del 241 a.C., durante la prima guerra punica tra Roma e Cartagine.

Il recupero, avvenuto lo scorso agosto, è stato reso noto oggi dalla Soprintendenza del mare.

L’elmo di Montefortino era un tipo di elmo militare, prima celtico e poi romano, usato dal 300 a.C. circa fino al Primo secolo; prende il nome dalla frazione di Montefortino, del comune di Arcevia, nelle Marche, dove fu scoperto per la prima volta, in una tomba celtica.

Per quanto riguarda l’elmo trovato nel mare delle Egadi, “è uno dei più belli e completi mai recuperati – commenta l'assessore ai Beni culturali e identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato – Questi ritrovamenti non solo arricchiscono la conoscenza storica della battaglia del 241 a.C., ma rafforzano l’immagine della nostra Isola come custode di un’eredità culturale unica al mondo. È un risultato straordinario, frutto del lavoro congiunto della Soprintendenza del Mare, delle professionalità impegnate nelle ricerche e del sostegno di istituzioni e fondazioni internazionali. Continueremo a investire nella tutela e nella valorizzazione di questo patrimonio, consapevoli che rappresenta una risorsa identitaria e culturale fondamentale per la Sicilia”.

Dal cosiddetto “relitto del banco dei pesci”, risalente al V secolo d.C., è stata inoltre recuperata una grande maniglia in bronzo, di uso ancora incerto. I reperti sono stati sottoposti a un primo trattamento conservativo a cura delle restauratrici della Sdss, reso possibile anche grazie al contributo del mecenate statunitense Michel Garcia.

Parallelamente, nello studio radiologico del dottore Giuseppe Perricone, a Trapani, sono state eseguite Tac su circa trenta reperti metallici ricoperti di incrostazioni. Le indagini hanno permesso di identificare armi come spade, lance e giavellotti, utilizzati nella battaglia del 241 a.C. e rimasti per secoli custoditi dai fondali.

L’attività di ricerca e recupero si è avvalsa, negli anni, anche del sostegno della Rpm Nautical Foundation, fondazione privata statunitense che, con propri fondi e con l’impiego di una nave oceanografica, ha affiancato la Soprintendenza del Mare.

Inoltre, è stato pulito il rostro numero 25 già recuperato in una precedente campagna: è romano e presenta l'iscrizione “Ser.Solpicio C.F. Quaestor Probavi(t)”, probabilmente: “Servio Sulpicio, questore, figlio di Gaio, approvò”, sottinteso il rostro. Il Gaio, di cui il questore nominato era figlio, potrebbe ipoteticamente essere Gaio Sulpicio, console dal 243 a.C. e dunque in piena prima guerra punica.

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