“Dov’è Denise?” Ecco il disperato appello di una madre che dura da 17 anni. La scomparsa di Denise Pitone è una vicenda divenuta simbolica di un dramma, una storia iconica della sofferenza di una famiglia e di una ricerca che non si è mai interrotta e che periodicamente si riapre con l’apparire di ragazze che somigliano alla piccola Denise, ormai cresciuta e ventunenne.
Ma riavvolgiamo il nastro su una storia travagliata che ha avuto una narrazione mediatica infinita fino agli sviluppi di oggi e che rispetto a 17 anni fa non è cambiata. Gli stessi protagonisti, gli stessi dubbi, i soliti intrecci. Piera Maggio già nel 2012, ad otto anni della scomparsa scrisse ciò che accadeva in quegli anni e che, purtroppo, accadono ancora oggi. Denise Pipitone era una bambina di quattro anni quando scomparve intorno alle 12 del 1º settembre 2004 a Mazara del Vallo, mentre si trovava nei pressi della casa della nonna materna.
Denise stava giocando con i cuginetti, in strada, nell’area che separava la casa della zia materna e quella dove la nonna stava preparando da mangiare per pranzo. Denise è in attesa che la nonna la chiami. Mancano 15 minuti alle 12, la piccola è sul marciapiede. È l’ultima volta che viene vista.All’inizio sembrava una scomparsa, volontari, militari e vigili del fuoco cercarono su tutto il territorio, nelle cave, negli anfratti, in mare, dopo alcune ore la verità sulla scomparsa: Denise era stata rapita.
Lunghi processi, magistrati che arrivano alla Procura di Marsala e che vanno via insalutati ospiti, intercettazioni, decine le ipotesi, persone e personaggi, avvocati, consulenti noti e meno noti, polizia, carabinieri, detective ed anche veggenti che entrano ed escono dalla storia, un giallo che richiama l’attenzione degli italiani e che continuano, dopo 17 anni, a porsi la domanda “Denise dov’è?”. Diversi gli spunti che si presentano negli anni agli investigatori, ma a un certo punto le indagini si sono concentrate nell’ambito familiare allargato.
Secondo una ricostruzione vagliata dagli inquirenti, Denise sarebbe stata rapita dalla sorellastra Jessica Pulizzi, anche lei minorenne, con la complicità della madre Anna Corona per motivi sottesi a «vendetta e gelosia perché Denise e Jessica Pulizzi sono figlie dello stesso padre, Piero Pulizzi». Il procedimento penale conduce al processo in cui sono imputati solo Jessica Pulizzi, con l’accusa di sequestro di minore, e Gaspare Ghaleb, il fidanzato del tempo, per il reato di false informazioni al pubblico ministero.
La donna verrà assolta all’esito del dibattimento di primo grado dal Tribunale di Marsala il 27 giugno 2013 e dalla Corte d’appello di Palermo il successivo 2 ottobre 2015. Assoluzioni confermate dalla Corte di Cassazione nell’aprile 2017. Le intercettazioni, unico elemento a carico della Pulizzi oltre alla mancanza di un alibi, vengono giudicate generiche e incomprensibili. Per gli addebiti al Ghaleb è intervenuta nel corso del procedimento la prescrizione del reato.
Ma la ricerca di Denise continua, si mettono a fuoco dichiarazioni, movimenti di persone, si tenta di decifrare tutte le intercettazioni per stanare i colpevoli, Piera Maggio è stanca ma rimane una donna coraggiosa: “Bisogna chiedersi se esiste un torto così grande da essere pagabile con la vita di una bambina – ha commentato Piera Maggio attraverso il blog dedicato a Denise – E così, tra l’indifferenza prudente dei molti, chi ha fatto il male cammina tranquillo per strada”.
Nel 2012, ad otto anni dalla scomparsa di Denise, la situazione appariva come quella di oggi, Piera Maggio ha anticipato i tempi. Scriveva nel 2012: “Sono trascorsi 8 lunghi anni dall’ignobile gesto commesso ai danni di mia figlia Denise e oggi – scriveva otto anni fa - sento lontana la “Giustizia”, quella con la “G” maiuscola. Mi riferisco sia alle competenze della magistratura, ma anche più in generale agli impegni e alle promesse delle istituzioni italiane che avrebbero dovuto attivarsi per ritrovare mia figlia.Comunque procediamo per gradi, e partiamo dall’ambito giudiziario, perché è attualmente in corso il processo contro gli accusati per il rapimento di mia figlia.
Ben 11 magistrati si sono alternati in questi 8 anni, ed in particolare cito: il Procuratore Sciuto a cui è succeduto il Procuratore Di Pisa ed inoltre in ordine cronologico i sostituti Dr. Boccia, Dr.ssa Angioni, Dr.ssa Puliatti (della Procura presso il Tribunale per i Minorenni di Palermo), Dr.ssa Avila, Dr. Imperato, Dr.ssa Sessa, Dr.ssa Cerroni, Dr. Brandini, Dr.ssa Carmazzi. Loro svolgono quella che io definisco la “giustizia dei magistrati”, ma spesso questo tipo di lavoro non soddisfa i danneggiati: a titolo di esempio, troppi e continui cambiamenti non hanno certamente giovato al procedimento.
Il processo per il sequestro di mia figlia Denise ha la stringente necessità di una particolare attenzione specialmente nella memoria storica degli atti giudiziari e di indagine, vista la mole di informazioni relative. E invece non appena i magistrati erano in sintonia con i 350.000 atti e avevano cominciato a districarsi nell’ingarbugliata matassa fatta dal consulente tecnico della Procura Dott. (oggi avvocato) Genchi, ecco che giungeva il trasferimento. I continui trasferimenti (anche richiesti dagli stessi magistrati) invalidavano definitivamente la possibilità di poter venire a capo della situazione.
L’ultima partenza in ordine cronologico è stata quello del Dr. Brandini approdato alla vicina Procura di Termini Imerese.Ebbene ad oggi non ho più notizie dell’indagine riapertanel 2010. A mezzo del mio legale abbiamo depositato in Procura nei mesi scorsi un sollecito diretto ad avere notizie sull’esito dell’indagine e sulle decisioni che la Procura ha preso. Abbiamo chiesto di sapere ufficialmente se l’indagine va avanti o se si deve procedere con una richiesta di rinvio a giudizio o con una richiesta di archiviazione nei confronti del filone che vede coinvolta la madre dell’attuale imputata Jessica Pulizzi, ossia Anna Corona.Nel processo principale a volte vengono fissate le udienze a cadenza temporale lentissima.
Mi chiedo se sia normale o giusto che i magistrati possono lasciare indagini così laboriose e complesse (oltre che costose per lo stato) possano essere frammentariamente gestite da più persone e tutto ciò senza che gli organi di controllo della magistratura o del ministero intervengano a fare le verifiche del caso… Mi chiedo se dopo un calvario giudiziario come quello che sto passando qualcuno mi risarcirà degli errori commessi e di quelli che si continuano a commettere. Una giustizia senza continuità è di fatto un’ingiustizia legalizzata.Se i medici sbagliano devono rispondere dei loro errori, così come tutte le altre categorie sociali.
Sono però a chiedermi: e se l’errore viene commesso da un magistrato, quest’ultimo sconterà i propri sbagli nel nostro paese?Durante il processo che si sta svolgendo come parte lesa ci sentiamo “menomati” dei nostri consulenti tecnici di parte che non sono stati ammessi a contro dedurre e mi riferisco in particolare al Prof. Roberto Cusani, ordinario di telecomunicazioni alla Sapienza di Roma, che potrebbe apportare un importante contributo alla verità o alle falsità che stanno emergendo in dibattimento, e che invece è stato messo da parte.Il Tribunale ha ritenuto ammissibili interrogazioni su “sogni ed esoterismo” piuttosto che sugli argomenti forniti come contributo da un luminare nel campo della telecomunicazioni.
Spero che questo Tribunale possa rivedere la assurda posizione assunta processualmente nell’escludere il nostro consulente. Riassumendo non ho più notizie dell’indagine e il processo ristagna dall’inizio dell’anno sulla farraginosa consulenza dell’ex dottore oggi avvocato Genchi.Senza contare che non mi risulta che alcuno abbia approfondito le gravi affermazioni che Genchi fece su un poliziotto allora capo del Commissariato di Mazara del Vallo e sulla vicinanza tra la moglie di quest’ultimo e Anna Corona, madre dell’accusata…E’ tutto scandaloso: sia i Procuratori che si trasferiscono sia i poliziotti che possono inquinare le indagini.
Se questo è stato l’ambito giudiziario, non migliore sorte è toccata alle ricerche di mia figlia sotto il profilo delle istituzioni. Decine e decine di incontri, di promesse, di strette di mano; rassicurazioni di politici, parlamentari, ministri e delegati…. Ognuno ha fatto a gara per mostrare il proprio interessamento al caso di mia figlia, peccato però che pochissimi abbiano davvero deciso di “continuare” e insistere sull’argomento. Il caso Denise per molte persone è stato un evento “mordi e fuggi”, che ha rappresentato forse una opportunità di promozione personale”.
Oggi, anno di grazia 2021, le affermazioni di Piera Maggio, di nove anni fa, sembrano ancora attuali perché si cercano ancora i protagonisti e i comprimari di questa storia che fa sanguinare il cuore di Piera Maggio e Piero Pulizzi.
Salvatore Giacalone