La senia islamica di Mazara: testimonianza di un florido passato

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
27 Dicembre 2020 14:02
La senia islamica di Mazara: testimonianza di un florido passato

La Sicilia, grazie alle sue terre fertili, al suo clima mite e (andando contro il binomio Sicilia-siccità) alla presenza di una buona disponibilità idrica, fin dall’antichità è stata apprezzata, dalle diverse culture che con questa terra hanno avuto a che fare, per le caratteristiche sopra menzionate, che la rendevano un’eccellente area agricola. Al dì là dei fini espansionistici, ciò non è passato inosservato ai punici, insediatisi nella parte occidentale dell’Isola. Come anche ai greci, i quali fondarono diverse colonie ed importarono diverse colture, soprattutto vigneti.

Ai romani, che definirono l’Isola il Granaio di Roma proprio grazie alla suddetta fertilità dei terreni, che faceva della Sicilia una terra i cui prodotti agricoli, soprattutto cerealicoli, soddisfacevano gran parte del fabbisogno dell’impero. Queste diverse caratteristiche non furono ignorate neppure da un’altra importante cultura, quella araba, la quale trasferì sull’Isola sia nuove colture (limone, pesco, albicocco, melo cotogno, melograno, etc.) sia nuove tecnologie per ancor meglio favorire l’attività agricola e il suo sostentamento.

Un esempio di “macchina” utile per lo sfruttamento delle risorse idriche, così da incrementare la produzione, è ancora presente a Mazara ed è denominata “Senia Turca” (anche se a dire il vero, non ha a che fare con i turchi). Questa struttura in muratura (fig. 1), situata in contrada Pignolo, esattamente in via Senia (traversa della via America), aveva lo scopo di prelevare l’acqua da un pozzo, attraverso un sistema azionato dal tiro di animali da soma, e convogliarla in una grande vasca per l’irrigazione in muratura, chiamata gebbia (dall’arabo jebiah) (fig.

2 e 3), anch’essa ancora presente, adiacente alla senia stessa. L’acqua, in alternativa ad un suo convogliamento nella vasca, poteva essere direttamente distribuita ai campi, attraverso un sistema di canali in muratura (denominati “saitte”), sollevati da una serie di basse arcate. Di uno di questi canali rimane traccia ai lati della già citata via Senia (fig. 4). Della struttura della senia, colpisce immediatamente l’imponente sistema di arcate, le cui volte interne vanno, via via, stringendosi andando verso l’interno.

Databile, secondo alcune fonti, al IX secolo, è una delle poche vestigia ancora presenti nel nostro territorio del periodo della dominazione islamica, come anche i pozzi (quba), alcuni tutt’oggi visibili nell’agro mazarese, anch’essi importanti per l’attività agricola di quell’epoca.   Dott.

Francesco Adamo – Archeologo

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