Vestito di bianco, sorriso sornione e temperamento di chi già ha visto quasi tutto nella vita. Un uomo bislacco che scherza alle battute e gioisce con gli occhi lucidi quando si parla di genitori, figli e giovinezza ormai superata da tempo ma che si fa serio quando si affrontano argomenti importanti quali il futuro della città dove ha scelto di vivere e di investire. Così ci accoglie nel suo ufficio all'interno del suo storico palazzo, nel cuore di Trapani, elegantemente arredato e nel quale spiccano quadri d'autore e mobili da collezionista, quale si definisce, Norbert Biasizzo, imprenditore e patron della Handball Erice.
“E' la mia seconda casa e l'ho voluta arredare in maniera confortevole, visto che trascorro qui la maggior parte del mio tempo” sorride e ci stringe la mano amichevolmente il “gigante buono” della pallamano. Una Società relativamente giovane come la Handball
Erice è riuscita a ritagliarsi pian piano uno spazio importante sia in Italia che all'estero. Cosa è stato necessario per raggiungere questi risultati?
“Chi mi conosce sa quanto io sia appassionato a questo sport. Non potendo più scendere in campo ho pensato di creare la Handball Erice per vivere la pallamano con un ruolo dirigenziale. Il primo passo è stato quello di circondarmi di collaboratori che, come me, credevano nel progetto. Poi il resto...tanta passione e devozione. Non sempre i sogni si riescono a realizzare ma basta essere caparbi e il gioco è fatto. Non è vero, scherzo. In realtà, abbiamo e stiamo ancora oggi lavorando in silenzio, seguendo progetti e obiettivi a piccoli passi. All'estero ci apprezzano grazie, anche, a innesti importanti in squadra. E poi sia io che i miei collaboratori siamo persone serie e perbene che non cedono a promesse irrealizzabili”
Sappiamo che lei non è solo un appassionato di sport agonistico ma che ha anche una certa sensibilità per un coinvolgimento più ampio del territorio, in che modo?
“Tramite lo sport si possono creare interessanti realtà nel territorio. Quando dico “interessanti” mi riferisco al turismo sportivo. Purtroppo Trapani non è una città turistica ma di transito perchè non c'è nulla che possa far si che un turista si fermi oltre le 48 ore. Non ci sono servizi, siamo in emergenza idrica, non ci sono agenzie preposte al turismo se non quelle private, mezzi pubblici insufficienti per poter coprire il fabbisogno dei turisti che desiderano spostarsi all'interno della città.
E potrei continuare ma servirebbe a ben poco. Trapani, intendo tutta la provincia, ha necessità di incentivare il turismo e gli ultimi dati lo confermano. Quando parlo di turismo sportivo non intendo la semplice partita del sabato o della domenica degli sport locali che fanno di Trapani una città per un pranzo e via ma intendo eventi internazionali che possano richiamare un pubblico più vasto che resti qui per almeno quattro notti occupando tutte le strutture alberghiere, garantendo cosi una boccata di ossigeno per l'economia locale.
Anche per questo occorre che ci sia una sinergia più fattiva tra noi imprenditori. Bisognerebbe collaborare di più sia tra noi imprenditoriche con le istituzioni e l'ente del turismo”.
Quindi, lei sta affermando che le istituzioni sono poco presenti?
“E' una domanda?” sorride beffardo e continua “le istituzioni dovrebbero, innanzi tutto avere programmi adeguati , idee brillanti e la capacità di fare da collante tra i privati. Ogni tanto sarebbe utile che le idee partissero da chi governa; sarebbe utile richiedere una tavola rotonda con tutti gli imprenditori che vogliano far crescere Trapani. Ma lei mi insegna che con i “sarebbe utile” non si cresce. Qui è come se ognuno lavorasse per se e non per il bene comune”.
Ma qualche giorno fa Trapani è stato scenario di due grandi eventi: il Pride e il Green Valley...
“Che ben vengano le grandi manifestazioni anche se non sono sportive. Questi eventi servono da volano per far conoscere il nostro territorio e mettere nelle condizioni chi lo scopre di decidere di trascorrere qui le vacanze. Ovviamente, occorre non farli scappare con i prezzi esagerati nei ristoranti, nelle strutture alberghiere, nei parcheggi e quant'altro. Tutto deve essere proporzionato a quello che la città può offrire. Non si può pensare di dare uno e chiedere cento. I grandi eventi sono il biglietto da visita: la promozione viva, efficace e reale di un territorio”.
Avete acquistato il Palagranata, quale sarà il futuro dell'ex sede dei sogni sportivi dei trapanesi? Verrà utilizzato per fare turismo sportivo o rimarrà dormiente ancora nel tempo?
“L'idea è di ampliare quelle che sono le nostre attività sportive. Stiamo lavorando ad un progetto ampio. Abbiamo un obiettivo e sicuramente il fine è anche quello del turismo sportivo. Però voi siete molto curiosi, a tempo debito saremo felici di condividere con tutti il nostro lavoro. Sicuramente verranno progettate attività sociali, culturali e sportive che permettano di mantenere l'equilibrio dell'impianto stesso. E i trapanesi, se lo vorranno, avranno sempre le porte aperte per ricominciare a respirare insieme lo sport al Palagranata”.
Cosa si augura per il futuro?
“Un augurio semplicissimo: che la città si svegli e si possano attuare fattivamente le sinergie per lo sviluppo del nostro territorio con la massima trasparenza”