Sta già lavorando in un nuovo film, mentre sulla piattaforma Disney+ è tra i personaggi de “I leoni di Sicilia”, la serie di otto episodi sulle vicende della famiglia Florio, diretta da Paolo Genovese e tratta dall'omonimo romanzo di Stefania Auci. Il trapanese Fabio Orso, classe 1995, è presente nelle ultime due puntate della serie televisiva: nel ruolo di Luigi De Pace, chiede la mano della figlia di Vincenzo Florio, Angela.
«È un ruolo per cui ho insistito molto. – racconta il giovane attore – Volevo a tutti i costi far parte di questa storia, sia per la rilevanza per il mio territorio che per il tipo di produzione».Fabio Orso aveva già fatto parte del cast di “Io, Una Giudice Popolare al Maxi processo”, di Francesco Micciché, trasmesso su Rai 1 nel dicembre 2020, dove «interpreto – ricorda – il ruolo di un giovane figlio di mafiosi, Antonino Rizzo, che decide di cambiare strada rispetto all'eredità familiare, grazie al libro scritto dalla professoressa (interpretata da Donatella Finocchiaro) dopo aver partecipato al Maxiprocesso di Mafia in qualità di Giudice Popolare».
L’anno seguente, su Netflix, ha recitato nel film “Sulla stessa onda” di Massimiliano Camaiti; «lì ero coprotagonista e migliore amico del protagonista. Il mio ruolo era quello di Francesco Lombardo, figlio della borghesia palermitana e campione di vela che rovina la propria carriera sportiva a causa di un abuso di sostanze».Come nasce la passione per la recitazione?«La mia passione nasce da bambino. Amavo i giochi di ruolo, vestirmi come i personaggi che amavo. Avevo un tappeto in salotto di fronte ai divani.
La mia famiglia era il mio pubblico e quel rettangolo era il mio palco».E come è riuscito a muovere i primi passi nel cinema?«C’è stato un periodo dopo la laurea (conseguita alla Facoltà di Economia della Bocconi, in inglese) in cui mi sentivo perso, decisi di tornare a Trapani per qualche mese. Scoprii che Marcello Mazzarella stava iniziando un corso pomeridiano di recitazione cinematografica. Io avevo solo esperienza nel propedeutico della “Paolo Grassi”, a Milano. Una scuola di teatro.
Lui mi insegnò ad asciugare e tenere dentro. L’estate seguente, mentre vivevo a Parigi, nel gruppo del corso pubblicarono un’audizione per “Sulla Stessa Onda”. Mandai una mail. Venni convocato per il provino. Dopo due mesi di silenzio - ormai non ci pensavo neanche più - venni richiamato in Sicilia per iniziare a girare. A fine riprese decisi di trasferirmi a Roma e continuare a studiare».Da Marcello Mazzarella ha imparato come “asciugare e tenere dentro”. Cosa vuole dire? «Al cinema è norma recitare in maniera naturalistica.
Questo vuol dire agire nel modo in cui una persona farebbe nel mondo reale. Quando siamo molto arrabbiati o tristi spesso dobbiamo tenere conto del contesto in cui siamo. Immagina di essere in fila alla posta, ma che tu abbia subito un lutto molto grave. È raro che una persona senta di poter liberamente mostrare al mondo come sta. E quindi si tiene tutto dentro. Al massimo traspare qualcosa dallo sguardo. La macchina da presa è lì per carpirlo».Dopo l’esperienza di “Sulla stessa onda”, quindi è tornato a studiare…«Mi sono diplomato un anno fa in Officina Pasolini, nella sezione teatro.
E proprio alla fine del mio percorso ho vinto il provino per il ruolo in Leoni. Volevo a tutti i costi far parte di questa storia, sia per la rilevanza per il mio territorio che per il tipo di produzione. Penso non capiti spesso, anche agli attori più rodati, di finire su di un set del genere. L’impiego così massiccio di uomini e risorse è stato davvero formidabile, e tutti hanno dato il 110 per cento per catapultare lo spettatore - e noi attori stessi - nel 1800».L’impegno di Fabio Orso intanto continua nel cinema.
«Quest’estate ho girato con un film indipendente: stiamo ultimando in questi giorni la produzione di “Hearts of Salt”, opera prima di Rosa Russo. L’obiettivo è quello di presentarlo ai migliori festival del mondo».