Epicondilite, ne parliamo con il dottor Danilo Di Via

Nuova puntata della rubrica medica a cura del dottor Di Via.

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
08 Ottobre 2023 19:44
Epicondilite, ne parliamo con il dottor Danilo Di Via

L’epicondilite è una patologia dolorosa della parte esterna del gomito, causata da un suo eccessivo uso. E’ detta anche gomito del tennista, in quanto questo sport causa non di rado un’infiammazione dei tendini estensori del polso e delle dita, che vanno ad inserirsi sul gomito a livello dell’epicondilo. È una patologia molto diffusa, basti pensare che in Italia riguarda dall’1% al 3% della popolazione. La fascia di età più colpita è quella tra i 30 e i 50 anni.

L’epicondilite è una tendinopatia inserzionale, che si sviluppa a livello dei tendini estensori del polso e delle dita. La disfunzione origina quando i tendini che si inseriscono sull’epicondilo laterale, subiscono una degenerazione che determina la sostituzione delle fibre elastiche in fibre cicatriziali. Si tratta di una patologia degenerativa che può essere indotta da microtraumi ripetuti o da sovraccarico funzionale.

Il gomito del tennista solitamente è dovuto ad un uso continuativo del gomito. Più facilmente si manifesta in quelle persone che praticano determinati sport come tennis o padel, o lavori manuali in cui ripetono frequentemente movimenti che interessano gomito, polso e mano. Per esempio chi svolge mansioni “da scrivania” e dunque lavora al computer per svariate ore al giorno, oppure i meccanici, pittori o falegnami. Inoltre potrebbe essere causato anche da patologie come l’artrite reumatoide.

Il dolore a livello del gomito è il sintomo più indicativo. Nelle fasi iniziali il fastidio è circoscritto e si manifesta solo in alcuni movimenti di estensione del polso o della mano. Se l’epicondilite non viene trattata, nelle fasi più avanzate, il dolore può irradiarsi su tutto l’avambraccio ed essere presente anche a riposo.

La prevenzione di tale patologia, si basa sul ridurre al minimo i suoi fattori di rischio, come: “overuse” dei muscoli estensori del polso e della mano, sforzi eccessivi e ripetuti a livello di braccio e gomito o danni diretti dovuti a movimenti scorretti o estensione eccessiva dell’avambraccio.

La diagnosi si basa su un’accurata anamnesi ed esame obiettivo, in cui si valuteranno la presenza di fattori di rischio e si andrà a palpare la parte esterna del gomito. Inoltre si effettueranno dei test specifici di estensione del polso e delle dita contro resistenza ad avambraccio esteso, se i test causeranno dolore vuol dire che i tendini del gomito non sono in buona salute. Esami radiografici serviranno per escludere presenza di artrosi o cause secondarie, mentre una ecografia potrebbe mostrare segni della tendinite. Esami di secondo livello come la risonanza magnetica potranno essere richiesti per escludere patologie del rachide cervicale come ernie che potrebbero causare una sintomatologia simile.

Circa il 90% dei pazienti trae beneficio dal trattamento non chirurgico, che a seconda delle fasi della epicondilite sarà diverso. In un primo momento, nella fase di acuzia, bisognerà stare a riposo e mettere del ghiaccio 4 volte al giorno e se il medico lo riterrà opportuno prendere dei farmaci antinfiammatori per alcuni giorni. Nella fase successiva una terapia fisioterapica sia manuale che strumentale (laser, tecar ed onde d’urto) giocheranno un ruolo importante nella risoluzione dell’infiammazione. Nella terza fase invece sarà necessario eseguire degli esercizi di potenziamento attivo e la ripresa funzionale, coadiuvati con un apposito tutore. Altri approcci terapeutici, di seconda linea, sono le terapie infiltrative con corticosteoridi a livello dell’inserzione tendinea oppure infiltrazione di collagene o PRP.

Se tutto ciò non dovesse funzionare per almeno 6-12 mesi, potrebbe essere consigliato l’intervento chirurgico; esso consiste, tramite una piccola incisione, nell’andare a rimuovere la porzione fibrotica di tendine degenerato (spesso a livello dell’estensore breve del carpo) e successivamente fare dei piccoli fori sull’osso per stimolare l’afflusso di sangue che aiuterà la fisiologica guarigione. Un’alternativa di trattamento è data dall’artroscopia di gomito, che tramite piccoli fori, permette di accedere e lavorari con microstrumenti sulla parte malata.

Dopo l’intervento si dovrà effettuare un periodo di riposo e successivamente un periodo di riabilitazione.

Dott. Danilo Di Via

Medico presso:

Università degli Studi di Catania

Clinica Ortopedia e Traumatologia

Direttore: Prof. Vito Pavone

Associato: Prof. Gianluca Testa

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