“Trapani Urbs Invictissima”: alla scoperta della “Urga”

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
06 Dicembre 2020 01:02
“Trapani Urbs Invictissima”: alla scoperta della “Urga”

Trentesima puntata della rubrica storica che approfondirà le origini dei quartieri trapanesi: un ritorno al passato, per conoscere meglio la storia della città dei due mari e delle strade che ogni giorno percorriamo. La Trapani antica è formata da tantissimi rioni che formavano, poi, alcuni quartieri famosi come la Giudecca o il quartiere Biscottai. Altri, invece, sono pochi conosciuti da tanti trapanesi come A Urga, una stradina tra Via Aperta e Via Giudecca. La zona è conosciuta soprattutto per un particolare cortile, chiamato Gurga.

Esso fu l’ultimo cortile arabo a Trapani, privato e chiuso alla vista che si trova in Via Todaro – al numero 110 – e quindi quasi all’angolo di Via Aperta. Nel dialetto, la urga è una sorgente.

La zona venne chiamata così proprio per una fonte d’acqua. Nel 1400, infatti, durante uno scavo fu scoperta una sorgente all’incrocio tra Via Aperta e Via Badiella. L’evento venne giudicato miracoloso e, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, fu edificata una chiesetta dedicata alla Madonna della Gurga.

Essa faceva parte di una costruzione più ampia. In quel periodo, infatti, per le vie cittadine di Trapani furono edificate 48 chiese, 14 conventi e 6 monasteri, motivo per cui si poteva contare una Chiesa ogni quattrocentoventi abitanti. Fra le tante, appunto, la confraternita di Santa Maria della Grazia – detta della Gurga – in cui era conservato un antichissimo affresco della Vergine della Gurga. Del reale utilizzo di queste acque, però, non si ha una documentazione.

Ma secondo degli antichi racconti, la Via Todaro – precisamente in un Convento delle Suore – era una strada in cui i trapanesi andavano a lavarsi in quanto non tutti erano possessori di un bagno in casa. A Urga era collegata, come già detto, alla Giudecca, il quartiere ebreo trapanese.

Proprio per questo, nella zona è presente una Sin, cioè la ventunesima lettera dell’alfabeto ebraico che veniva utilizzata per apporre le Mezuzot, un oggetto rituale ebraico quasi simile ad una pergamena su cui venivano stilati i passi della Torah che corrispondevano alle prime due parti dello Shemà, cioè la preghiera fondamentale della religione ebraica (versetti del Deuteronomio).

Le Mezuzot venivano racchiuse in un apposito contenitore. Della Sin oggi rimane ben poco, nonostante sia ancora presente e visibile ma, ovviamente, rovinata e dimenticata. Proprio come A Urga che, ad oggi, risulta poco conosciuta tra i trapanesi.

E come le tante tradizioni e le curiosità che, se conosciute, renderebbero questa piccola zona importante per Trapani. - Chiara Conticello

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