Il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, risponde all'attacco di Enrico Rizzi (leggi qui). Ecco la nota del primo cittadino diffusa pochi minuti fa:
«Nella serata di ieri, Enrico Rizzi, noto alle cronache, ha aperto sul suo account di Facebook, come suo solito, una discussione originata da un presunto episodio di incuria nei confronti di un cane randagio nel territorio di Trapani. Dalle notizie assunte stamani - si legge - è stato accertato dai vigili urbani - e confermato dal veterinario che sta cercando di curarlo rispetto a datate ferite e infezioni - non microchippato e dunque verosimilmente di proprietà di incivili che non lo hanno custodito, peraltro in una zona periferica e agricola della città».
«Nell'occasione si è registrato su FB l'intervento di alcuni che hanno esercitato, seppur con durezza e tuttavia senza un doveroso accertamento dei fatti, il loro legittimo diritto di critica, che questo Sindaco, nella logica democratica, accetta, seppur non ne condivida il contenuto, essendosi l'amministrazione comunale sempre spesa nella tutela degli animali e dei cani randagi. Al riguardo seguirà anche specifica dell’Assessore delegato Vassallo. Ma ciò che sconcerta vivamente - prosegue Tranchida - è che all'interno della bacheca, così come sul mio profilo Facebook personale ed ancora su quello istituzionale del comune di Trapani, si sono registrati interventi che travalicano i limiti della continenza e di una critica misurata con un inutile denigrazione, trascendendo in attacchi personali gratuiti e diffamatori, diretti a colpire su un piano individuale la mia figura morale individuale e di uomo pubblico, trasformando una legittima occasione di confronto su un tema così importante e sentito in una inaccettabile tempesta di insulti, mortificando di fatto il nobile fine».
«Per questa ragione, è già stato dato mandato all'Ufficio Legale per predisporre una querela per diffamazione a mezzo stampa nei confronti degli autori dei commenti incriminati al netto del risarcimento in sede penale per le gravi e gratuite offese in mio danno ed in danno delle istituzioni che rappresento, anticipo come già fatto nel recente passato che devolverò il risarcimento danni in sede civile in favore di associazioni animaliste che con grande serietà, impegno e sacrificio collaborano con gli enti locali per sconfiggere la mala pianta del randagismo conseguente all'incivile incuria dei proprietari».