“Il centro storico è ostaggio di una movida fuori controllo, con la città abbandonata al caos, musica fino all’alba, risse, schiamazzi e violazioni senza controllo”.
Lo afferma il Comitato Centro Storico Trapani, che ha presentato ricorso al Tar Sicilia contro la nuova ordinanza sindacale che disciplina le attività musicali nei locali pubblici del centro storico; un’iniziativa analoga a quella del 15 maggio scorso che aveva portato il sindaco ad annullare una prima ordinanza.
Il Comitato riunisce un centinaio di cittadini e commercianti; “anche molti operatori turistici sono con noi, perché i turisti scappano, la città perde attrattività. La cosiddetta movida, così com'è gestita, non promuove affatto Trapani: la danneggia, allontana i visitatori e crea malcontento diffuso”. A dimostrazione della movida senza freni, lo stesso comitato dispone di una documentazione fotografica eloquente; tra le immagini, “una foto simbolo del degrado è stata pubblicata da uno dei gestori di un locale di piazza Lucatelli – afferma il presidente del Comitato Centro Storico Trapani, Alberto Catania – : quella in cui si sta consumando lo spritz comodamente seduti è una fontana del ’600 (foto a destra, ndr)”, e non mancano i trenini (foto a sinistra), ma neppure le “risse che avvengono tra gli avventori dei locali; lo scorso aprile, una di queste è finita con un accoltellamento in via Turretta, in prossimità di piazza Lucatelli, davanti al museo San Rocco”.
Il ricorso al Tar è “un’iniziativa civile significativa, che chiama in causa il tema della vivibilità urbana, il diritto al riposo e la necessità di una regolamentazione sostenibile del movimento cittadino, tema sempre più centrale nel dibattito pubblico italiano”. I firmatari del ricorso, chiedono “l’adozione urgente di strumenti di pianificazione previsti dalla legge (piano acustico e regolamento sul rumore), dopo oltre venti anni di inadempienze”.
Di seguito il comunicato stampa diffuso oggi dal Comitato
“Il Comitato Centro Storico Trapani, insieme a numerosi residenti e gestori di strutture ricettive, ha presentato ricorso al TAR Sicilia – Palermo contro l'ordinanza sindacale che disciplina la movida con poteri straordinari. Al centro del contenzioso c'è l'assenza, da oltre vent'anni, di un piano comunale di classificazione acustica e di un regolamento sul rumore, strumenti previsti dalla legge ma mai adottati dal Comune”.
“Non siamo contro la musica o il divertimento - dichiarano i ricorrenti - ma contro l’anarchia e il disordine. Dopo anni di richieste ignorate, siamo stati costretti a rivolgerci alla giustizia”.
Secondo il Comitato, l’Amministrazione continua a ricorrere ogni estate a ordinanze ‘contingibili e urgenti’ per affrontare una situazione ben nota e strutturale, senza alcun supporto tecnico, dati fonometrici o confronto pubblico”.
“Il ricorso - patrocinato dagli avvocati Donato D'Angelo ed Elisabetta Abelardi dello Studio Legale D’Angelo Pernazza di Roma - evidenzia che l’ordinanza comunale, presenta vizi sostanziali: durata eccessiva, uso improprio dei poteri emergenziali, e totale mancanza di pianificazione”.
Il Comitato chiede l'annullamento dell’ordinanza, ma soprattutto che il Comune sia obbligato ad adottare finalmente gli strumenti di programmazione previsti dalla legge.
“Il centro storico è ostaggio di una movida fuori controllo – scrivono – con la città abbandonata al caos, musica fino all’alba, risse, schiamazzi e violazioni senza controllo. La questione riguarda diritti costituzionali come quello alla salute (art. 32) e alla quiete pubblica (art. 8 CEDU), e tocca un tema nazionale: la sostenibilità della vita urbana e la necessità di conciliare le esigenze della movida con il diritto dei cittadini e dei tanti turisti che d’estate arrivano in città, di vivere in un ambiente sano e ordinato”.
“Non vogliamo spegnere la città. – sottolineano i ricorrenti – Vogliamo salvarla. Chiediamo solo regole chiare, controlli veri e una città che funzioni per tutti, non solo per pochi. Abbiamo partecipato a incontri in Prefettura, proposte avanzate concrete, chiesto l’adozione di un regolamento serio - conclude Alberto Catania a nome del Comitato –. Ma ogni anno tutto viene ignorato. Ora basta: chiediamo al TAR di ristabilire i diritti fondamentali, a partire da quello alla salute e alla sicurezza”.